Comandante, dove sei?
Osservo la “N” azzurra con nostalgia.
L’immagine sulla borsa poggiata sul pedalò riapre ferite (sportive) non ancora rimarginate.
Ne è trascorso di tempo dalla fine dell’ultima SerieA ma il sottoscritto prova ancora delusione per l’amaro epilogo.
Continuo a rivivere quei momenti: dove abbiamo sbagliato?
E incredulo chiedo; perchè?
L’assenza di una risposta convincente mi lascia nel limbo dell’incertezza.
Come l’abbandono di un amico senza una plausibile spiegazione.
Già, un caro vecchio amico con il quale cresci, ti confronti, provi emozioni e poi sparisce senza nemmeno una telefonata.
Il vuoto che non puoi colmare con la logica di un ragionamento.
Osservo la “N” azzurra in una domenica qualsiasi, in riva al mare.
Con lo sguardo raggiungo l’orizzonte e la domanda dell’io-tifoso riemerge prepotente: perchè il nostro Comandante non guida il Napoli campione d’Italia?
Confermare Sarri, l’unico rimedio?
Chiodo schiaccia chiodo, è una regola falsa.
Il nuovo allenatore Ancelotti non cancella la malinconia per la storia appena terminata.
Il nostro epico Comandante, fautore di emozioni e bellezza calcistica mai vista prima, resta impresso nella mente dello scrivente.
La grande ingiustizia poteva essere riparata solo con la permanenza di Maurizio Sarri alla guida sel suo (nostro) seducente Napoli.
Avrei preferito mille volte la conferma dell’uomo con la tuta a qualsiasi altro nome, anche risonante.
Per ritrovare la passione perduta
Troppe delusione tutte insieme: via il Comandante, via (forse) il Capitano.
E così, dopo l’ultimo campionato avvelenato, decido: prendo una pausa dal calcio.
La decisione ponderata è suffragata da mille validi motivi.
Ne elenco alcuni:
- amo il fair play e nel calcio non esiste il fari play
- amo la sana competizione ed il calcio è competizione scorretta
- amo la trasparenza e nel calcio la trasparenza è stata cancellata
- amo la riconoscenza e nel calcio la riconoscenza è surclassata dal soldi
- amo la fedeltà ma nel calcio vincono i mercenari
- amo la correttezza e lealtà ma nel calcio il risultato conta più di tutto.
Amo lo sport ma il calcio non è più uno sport.
Stanco e privo di passione, oggi necessito di ripulire la mente dalle gioie regalate dal Comandante.
Un reset emozionale.
Perché cotante emozioni sono impossibili da ripetere.
Quel feeling squadra-tifosi che ci ha spinto ad un metro dalla vetta, quell’atmosfera magica di un sogno prossimo alla realizzazione.
Prendo atto: il sogno nel cuore si è infranto contro l’ingiustizia del calcio malato, deluso parto per il mio anno sabbatico.
Per ritrovare la passione perduta.
E, per riconoscenza al Comandante.