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Tag: scrivere

faCCebook reloaded 2016, un anno di «mostri»

Gennaio, parte Maticmind Napoli

Il giorno degli scatoloni sancisce la fine dell’epopea HP (e dell’anno).
L’apertura del 2016 è da cerchietto rosso sul calendario: l’avventura Maticmind entra nel vivo con l’inaugurazione della nuova sede al Centro Direzionale di Napoli.

Voltiamo pagina.
Ripartiamo.

Il giorno degli scatoloni: dopo dieci anni, l'ultimo giorno di lavoro a via Antiniana (dicembre 2015)

Libri, la passione di una vita

Più leggo, più scrivo.
Un loop nel quale amo perdermi.

Condividere con Voi, amici Lettori, le recensioni dei libri, genera post gratificanti (e, auspico, utili per chi desidera acquistare l’opera).

Con un clic sulla categoria Media, rivedo le mille pagine degli ebook divorati nel 2016.

I sei volumi dell’avvincente saga dei Luxiani di Jennifer L. Armentrout (gli alieni sono tra noi) alla eccezionale biografia di Adriano Olivetti scritta da Carlo Mazzei, passando tra i romanzi gialli, sportivi, d’amore e d’avventura fino al capolavoro di Michael Dobbs, House of cards.

Storia di donne, uomini, trame inventate, immaginate, a volte drammaticamente vere, sempre meravigliose.

Libri amati, goduti rigo per rigo, recensiti.

Resta forte la convinzione: la prima arma da utilizzare contro i «mostri» di ogni forma, colore e razza è nascosta tra le pagine di un buon libro.
Si chiama Cultura.

Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa: Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi, di Mario Calabresi

Io, giornalista per un giorno

Il 2016 scappa via e regala al sottoscritto innumerevoli soddisfazioni.

La gioia di vedere su Vivere, il giornale del Centro Direzionale, il post sul muro del carcere di Poggioreale resta indelebile.

Io giornalista per un giorno: un sogno realizzato.

«Il muro di Poggioreale» su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli

147 post contro l’assuefazione

I 147 post pubblicati nel 2016 – in media tre a settimana – contengono un unico, potente messaggio: mai assuefarsi.

Perché l’assuefazione è indice di rassegnazione e la rassegnazione porta alla resa.

Quando ripartirà il servizio di bike sharing a Napoli?
E’ utopia ripristinare i dispenser gratuiti per la raccolta degli escrementi dei cani lungo i marciapiedi infestati?
Sarà riaperta l’area giochi per i bimbi al parco del Poggio chiusa da mesi?

Oltre alla denuncia, ricordo con piacere gli articoli con le gallerie fotografiche realizzate dopo una visita speciale.
Per combattere l’assuefazione alla bellezza dei nostri luoghi.

Come agli Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo oppure le stupende grotte di Seiano.

Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

2016, l’anno delle interviste

Intervistare amici e conoscenti, sconosciuti, scrittori in erba, personaggi affermati o chiunque desideri dibattere di un argomento particolare è uno degli obiettivi della mia casa digitale.

Accendere il riflettore – anche solo per un giorno – su una persona rende speciale il post.

Come è accaduto, ad esempio, con Mario Cavaliere, l’instagramer di successo, Luciano Esposito, autore di Abbi fortuna e dormi oppure con Andrea Petringolo, il proprietario di EL CAFESINO, il bar sotto l’ufficio (solo per citarne alcuni).

Un clic sulla categoria Interviste per leggere la soddisfazione che trapela tra le domande e risposte, sempre argute, mai banali dei graditi ospiti di faCCebook.

Andrea Petringolo e lo staff de EL CAFESINO (Centro Direzionale di Napoli, isola G7)

I miei primi 1000 km in bici

Mille chilometri in bici, la rivoluzione personale nel trasporto urbano.

Pedalare per spostarsi in città, scoprire nuove prospettive, il tubo di scappamento dell’auto resta freddo, l’ambiente ringrazia, la salute ne guadagna: io faccio la mia parte, vado al lavoro in bici.

Anche nel 2017.

Nel 2016, i miei primi 1000 KM in bici

In redazione con Antonio P. Beni

La collaborazione col talentuoso Antonio P. Beni è un’altra importante novità dell’anno appena trascorso.

Le divertenti risposte (con pratici consigli) alle domande poste dai Lettori nella rubrica «Domande perBeni», rappresentano un punto di vista diverso ed originale.

Il sottoscritto ringrazia lo scrittore «nato nel nel centro del mediterraneo» per i post surreali ed unici.

La redazione, ovviamente, è aperta a tutti.
Anche a Te che, proprio in questo istante, sei giunto fin qui.

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Addio 2016, evvvia il 2017!

Riavvolgo velocemente il nastro del film di questo intenso anno.
I vecchi «mostri» sono già alle spalle.

Un respiro profondo, un istante di concentrazione, il 2017 è ad un metro, pochi passi ed inizia una nuova avventura.

Mi resta un ultimo, sentito rigo da digitare, un grazie speciale, caro Lettore.

Auguri sinceri a Te ed i tuoi cari per l’anno che verrà.


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Un caffè con Maria Carmela Micciché, la scrittrice delle storie perdute

Chi è Maria Carmela Miccichè?
Non lo so.
Non la conosco personalmente, l’incontrai nel cyberspazio in un tempo ed un luogo indefinito e link dopo link l’ho apprezzata attraverso i suoi appassionati scritti.
Ignorare chi sia rafforza l’idea positiva che ho dei suoi racconti (brevi e non) e delle sue poesie; mi sento come il coach in «The Voice», il reality-show ove i giudici ascoltano le esibizioni dei concorrenti concentrando la loro attenzione soltanto sulla loro voce senza vederli.
D: Maria Carmela, cosa significa scrivere?
MCM: scrivere è comunicare, uno dei mezzi per comunicare, a volte con se stessi a volte per dire cose che non sapevamo di voler dire, sicuramente rimane un canale che unisce qualcosa dentro di noi con l’esterno.

D: a che età hai sentito la necessità di porre nero su bianco i tuoi pensieri? E dopo aver stilato un racconto/poesia, nel rileggere provi una sensazione di piacere o di frustrazione? Ad esempio, a me capita quando non riesco ad imprimere sul foglio i concetti che ho in mente ma, ovviamente, è una questione soggettiva.
MCM: a otto anni scrissi un poesia molto lunga “Il paesello molto bello” dove immaginavo questo paese con le case, le piazze, la gente. Il giorno dopo portai a scuola il foglietto di quaderno dove avevo scritto la mia poesia. La maestra lesse e mi fece giurare che fosse mia. Ero un po’ confusa, per me era stato un gioco, una cosa che avevo fatto senza tante pretese, fu molto imbarazzante. Giurai davanti alla maestra e a tutta la classe e a quel punto mi resi conto che era meglio tenere per me ciò che immaginavo. In effetti andò che continuai a scrivere, la maestra veniva a sbirciare e poi mandava i miei quaderni alle altre maestre. Non mi sono mai fermata, ho sempre avuto il bisogno, desiderio, voglia di appoggiare su qualcosa ciò che mi passa per la testa… e ne passano cose…
Scrivo sempre di getto non sapendo mai a priori cosa racconterò, quindi posso dire di essere sempre la prima lettrice di me stessa e in genere mi piace ciò che leggo 🙂

D: da dove attingi l’ispirazione per le tue storie? Quali generi preferisci raccontare?
MCM: l’ispirazione arriva da dove vuole, un foglio bianco è già un invito a metterci su qualcosa. Le foto, amo le foto che dicono tante cose e a volte trovo delle foto che invece seguono le mie parole, non lo so come accade, di conseguenza anche il genere varia, a volte segue il mio stato d’animo a volte vedo una foto o succede qualcosa e il foglio si riempie di altre cose.

Maria Carmela Micciche, il sito ufficiale

D: quali sono le doti necessarie per chi ama scrivere? Io sono un assertore della teoria: «più leggo più scrivo più leggo»
MCM: questa è una domanda difficile e quindi alle domande difficili è sempre meglio rispondere sinceramente: non ne ho la più pallida idea. Io ho sempre letto e sempre scritto, scrivevo le recite scolastiche inventando tutto di sana pianta e poi facevo la regista dirigendo i miei compagni e leggevo “La storia dei partiti politici” o “Carrie” insomma di tutto un po’. Credo che l’unica dote veramente necessaria è avere delle storie dentro da raccontare e le storie dentro nascono dall’osservare ciò che succede fuori. Ho scritto una poesia su questo, forse non è molto elegante citare se stessi ma credo possa spiegare ciò che voglio dire: Le storie delle cose perdute

D: come immagini i tuoi Lettori? Sei curiosa di carpire la loro espressione quando, col volto immerso nelle pagine del tuo sito, leggono le parole uscite da dentro la tua anima? Sorrideranno? Rifletteranno? Si emozioneranno?
MCM: curiosissima, vorrei conoscerli uno per uno e osservarli mentre leggono ogni rigo. Vorrei vedere l’espressione del viso e capire come le mie parole sono arrivate. Non è per, come dicono a Napoli “atteggiarmi”, per darmi l’aria della scrittrice, realmente non mi sento una scrittrice, ma mi piacerebbe sul serio incontrare ogni persona che legge ciò che scrivo e commentare con lei ogni cosa, credo sia la cosa più elettrizzante e affascinante che possa capitare.

D: se avessi la possibilità – anche temporale – quale scrittore vorresti incontrare? Chi condideri i tuoi «maestri» letterali?
MCM: ogni volta che prendo in mano un libro penso alla magia che lo ha reso libro. L’immaginazione che c’è dentro, la ricerca, la scelta di tante cose. Avrei voluto scrivere come Ken Follett perchè è uno scrittore che già al secondo rigo ti prende per il colletto e ti trascina fino all’ultima pagina e scrive sempre cose diverse, non è mai monotono. Comunque come dicevo prima ho letto di tutto un po’ ed è raro che un libro non mi piaccia totalmente, beh… a volte si ma succede raramente, per cui da quello che considero uno dei più geniali, Pirandello, a quello che magari ho letto per caso e di cui non ricordo il nome, lo so che faccio una pessima figura ma questa è, la cosa che mi “prende” di più è quando le parole riescono a portarmi dentro alle pagine, vorrei essere sempre in grado di fare questo.

D: Maria Carmela, che ricordo hai della scuola e del tuo professore di italiano? Ha contribuito a modellare la scrittrice che sei oggi oppure la formazione scolastica pensi sia solo nozionistica e non produce vera cultura?
MCM: questa domanda mi fa sorridere perchè mi riporta indietro ai banchi di scuola. Io ho frequentato il Liceo Scientifico del mio paese, adoravo la mia scuola e ricordo sempre con piacere il tempo trascorso con i compagni di classe e con i professori, le manifestazioni, erano gli anni ‘70 e ‘80, la scuola era un fermento di idee e cambiamenti. In terza liceo litigai con il mio prof d’italiano che mi assegnò il sei politico per tutto l’anno, il voto dei temi era sempre lo stesso: forma corretta, fuori tema 6. L’anno successivo arrivò un anziano professore che ascoltavo con la stessa dedizione di come all’epoca ascoltavo i Pink Floyd, adoravo le sue spiegazioni e il mio voto per tutto l’anno fu 9, ma non era questione di voto, non sono mai stata attaccata ai voti ma a quanto mi piacesse partecipare alle discussioni. Se la devo dire tutta la prima persona che credette alla mia “dote” di mettere i pensieri su dei fogli fu il mio parroco don Corrado Carpenzano. Ogni domenica veniva dato gratis, poi con un contributo di cento lire, il Notiziario, un giornalino della parrocchia dove ogni gruppo scriveva l’ordine del giorno delle varie riunioni, le comunicazioni di servizio, gli orari delle varie funzioni eccetera. iI venerdì lo ciclostilavamo a mano. Io avevo più o meno 13 anni e scrivevo ciò che discutevamo nel gruppo ragazzi e un giorno il parroco mi disse: “Mi piace come scrivi, dalla settimana prossima avrai una rubrica tutta tua dove potrai scrivere quello che vuoi” Ricordo come mi batteva il cuore quando vidi per la prima volta le mie parole stampate, era un’emozione, ed è sempre così.

Il caffè di Marek, la pagina facebook di Maria Carmela Micciché

D: tra i tuoi tanti racconti, a quale sei più affezionata? Segnala anche una tua poesia alla quale sei particolarmente legata.
MCM: Elena e i fiori di sale rimane il racconto al quale sono più legata. Per le poesie Un semplice pomeriggio d’autunno o Phasor e tante altre che sento mie nel senso intimo.

D: sei un’autrice molto produttiva oppure scrivi col contagocce? Hai mai distrutto una tua opera oppure consideri ogni racconto degno di essere pubblicato e saranno poi i Lettori a giudicare?
MCM: per quanto riguarda la quantità delle cose che scrivo non dipende da me, nel senso non programmo nulla, a volte mi sveglio nel cuore della notte con un’idea e fino a quando non diventa storia sta lì a darmi fastidio, a volte ci sono giorni che sono presa da altre cose e non riesco a scrivere nulla, dipende.  Ogni cosa che scrivo per me è importante, anche quella che sembra ordinaria, nel momento che prende forma per me diventa parte di me, è ovvio che alcune sono, come dire, più coinvolgenti e altre meno ma non ho mai distrutto nulla volontariamente, poi c’è da dire che essendo diversamente ordinata alcune cose le ho perse, rimaste chissà dove, scritte di vecchi quaderni… da quando ho il sito e la pagina ufficiale ho fatto dei passi avanti.

D: come tuo affezionato fan, ti confido che amo la sezione Buonbelgiorno mentre, tra i «brevi racconti» mi suscita emozioni positive Gli occhiali. Da dove nasce questa storia bella proprio per la sua semplicità?
MCM: Buonbelgiorno nasce per caso, ogni giorno mettevo qualcosa sulla pagina ufficiale Il caffè di Marek per dare il benvenuto a chi passava dal mio caffè virtuale, è divertente trovare uno spunto ogni giorno. Mi sono accorta che alcuni erano davvero originali così li ho raccolti in una sezione a parte. Gli occhiali è di fattura semplice, nel senso che siamo fatti in un determinato modo, chi si lamenta per ogni cosa, chi si adatta a ogni cosa e chi riesce a trovare una magia ogni giorno, è il modo di guardare il mondo. Non ci sono occhiali che possiamo indossare per essere diversi, possiamo solo essere consapevoli e spostarci in modo da vedere il mondo da un angolo diverso.

D: da poco mi sono avvicinato ai libri di Tiziano Terzani e nella sua biografica viene riportata la seguente citazione: «ormai mi incuriosisce di più morire. Mi dispiace solo che non potrò scriverne». Che ne pensi? Può la passione per la scrittura essere più forte di ogni altro sentimento?
MCM: la passione per definizione è qualcosa che va oltre il razionale modo di vivere quella situazione. Non so come funziona per gli scrittori veri, se riescono a essere programmati o sono divorati dal fuoco della creatività. Io come hai capito scrivo quando posso, come posso, a volte dopo un giorno di lavoro e famiglia mi metto davanti al computer e faccio le quattro del mattino senza cenni di stanchezza, presa dalla storia che sto scrivendo. A volte scrivo in ufficio mentre la gente esce ed entra, mentre suona il telefono, mentre organizzo il pranzo ma io non sono una vera scrittrice e per fortuna non faccio testo 🙂

D:  ultimi tre libri letti? E cosa stai leggendo ora?
MCM: Delitti e Misteri del passato – Sei casi da RIS di Luciano Garofano Giorgio Gruppioni e Silvano Vinceti – Mondo senza fine di Ken Follett – Una notte di luna piena per l’ispettore Dalgliesh di P. D. James – La mennulara di Simonetta Agnello Hornby. Adesso ho preso: Il libro segreto di Shakespeare

D:  Maria Carmela, a proposito di libri: quando fornirai alle stampe il tuo primo volume? Ti senti pronta oppure pensi sia un passo troppo impegnativo? Ma non sono proprio i sogni a contribuire all’evoluzione dell’individuo? Che permettono quel passo che razionalmente non intraprenderemo mai?
MCM: quando? Ci penso da un po’, avrei anche il materiale pronto ma l’editoria è un percorso strano. Intanto un mio racconto “Il pezzetto d’America sotto al cuscino” è tra i finalisti al concorso della città di Sortino. La premiazione dei tre racconti vincitori avverrà il 3 Ottobre all’interno della mostra dell’editoria, vediamo che succede. Io continuo a sognare di vedere un mio libro in libreria ma il sogno più grande è quello di incontrare i miei lettori.

Maria Carmela, avrei voluto porti altre cento domande ma non posso abusare della tua disponibilità.
Coltiva il tuo talento

Un grazie da tutti noi, i tuoi Lettori.

MCM: spero di non essere stata tediosa o prolissa in tal caso chiedo scusa, se invece avete letto tutto fino a qua… bravi vi devo un caffè, napoletano ovviamente.

Grazie
Maria Carmela Micciché

PS: è doverosa una precisazione da parte dell’autore di questa intervista: non ho mai guardato un reality-show nè tantomeno un minuto di «The Voice»


Maria Carmela Micciche, la scrittrice delle storie perdute

AAA offresi (aspirante) critico letterario

La passione del secondo lavoro

Ho trovato il mio secondo lavoro.
A differenza della mia occupazione “ufficiale”, svolgo questa nuova attività solo per passione e non per necessità.

Non è stato un colpo di fortuna ma una scelta ben precisa: d’altronde, che senso ha optare per una professione non amata?
Equivale – scusate l’irriverente paragone – ad avere come amante una donna (uomo) che non piace.

Da oggi il mio curriculum prevede una nuova voce: critico letterario.

Io, aspirante critico letterario

I vantaggi del critico letterario

Essere pagato per leggere, guadagnare esplorando il fantastico universo dei libri, percepire uno stipendio per acculturarsi, diventare ricco studiando, vivere per viaggiare tra i mille mondi fantasiosi dei romanzi.

E poi, a fine storia, scrivere la recensione.

Esprimere la propria opinione nero su bianco, condividere con i Lettori l’idea trasmessa dalle pagine del libro, confrontarsi con l’autore, incontrare gli altri scrittori, pubblicare la critica e divenire un’autorevole personalità nell’ambiente della letteratura globale, essere temuto per una stroncatura o esaltato per un feedback positivo.

Un lavoro ideale, anzi il lavoro ideale per me.
Attendo proposta di assunzione, no perditempo grazie.


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