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Tag: scuola (Page 1 of 3)

La mia laurea, ventuno anni dopo (ed un consiglio per i giovani)

19 marzo 1997, io dottore in Matematica

La macchina del tempo corre dietro di ventun’anni: 19 marzo 1997, al giorno della mia laurea.

A scanso di equivoci, confermo la scelta altre mille volte (anzi, altre enne volte con n numero naturale).
Perché alla facoltà di Matematica di Napoli, da matricola sono divenuto dottore, ho trovato gli amici di sempre, sono partito per catapultarmi nel mondo del lavoro.

A distanza di ventun’anni, con l’occhio adulto, oggi guardo indietro col sorriso sulle labbra per affermare che quell’intervallo, nonostante le difficoltà che allora apparivano insormontabili, fu un periodo felice e privo dei reali problemi (che la vita mi riserverà qualche anno dopo).

Perché per laurearti, devi possedere la passione per lo studio, una famiglia che ti permetta di dedicare tutte le energie all’obiettivo, un gruppo di compagni pronto ad aiutarsi.

E io, tutte queste opportunità, le ebbi.

La mia laurea ventuno anni dopo, 19 marzo 1997

Perché scelsi la facoltà di Matematica?

Non feci troppi calcoli, la Matematica mi appassionava.
Spinto dalla professoressa dell’Istituto Tecnico che frequentavo, scelsi.

Guidato dal mio istinto, la voglia di studiare e la passione per i numeri, fecero il resto.
Non riflettei mai sui futuri sbocchi occupazionali, forse nemmeno immaginavo le difficoltà del mondo del lavoro.

Meglio così.
La scelta fu priva di calcoli, nonostante mi iscrivessi alla facoltà di Matematica 🙂

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Università si, Università no

Consiglierei ad un giovane di iscriversi all’Università?
Si.

Per lavorare c’è sempre tempo, conviene dedicare le migliori energie della giovinezza per assorbire cultura, formare la propria personalità, confrontarsi con persone diverse, vivere esperienze umane che ti aiuteranno a diventare l’uomo di domani.

Con la consapevolezza che raggiungerai la meta solo se la materia ti appassiona.

Dunque, bando alle statistiche sul titolo con maggiori opportunità lavorative, ascoltiamo i consigli del professori della maturità e sotto con lo studio.

Se poi hai la fortuna di trovare (o creare) un ambiente ideale come fu il mio dipartimento “Renato Caccioppoli”, allora conserverai un ricordo meraviglioso dell’Università

Anche dopo (solo) ventuno anni.


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Dedica d’amore

Un amore nato sui banchi di scuola

Da quanto i nostri sguardi si incrociarono per la prima volta (più di trenta anni fa), la ma vita è divenuta più limpida.

Il nostro incontro era scritto nel DNA, ne sono certo.

Da allora, ogni giorno,  con il tuo prezioso aiuto, guardo lontano.
Focalizzo l’orizzonte, scruto i particolari, apprezzo i dettagli ed i colori delle stagioni.

Ci siamo conosciuti sui banchi di scuola media, allora avevo, più o meno undici anni.
Ero un bambino timido e, soprattutto all’inizio, l’ammetto, di te un po’ mi vergognavo.

Poi, pian piano, siamo divenuti inseparabili.

Una sentita dedica d'amore pubblica

Una sentita dedica d’amore

La mattina, appena la luce del primo sole accarezza gli occhi, con la mano, ti cerco.
Un gesto automatico.
Allungo il braccio e tu sei al mio fianco – come sempre.
Da oltre trent’anni.

Di te, ho una cura maniacale.
Quando cadi, mi precipito per scrutare ogni angolo e verificare se non hai subito lesioni.

Esperti ed amici mi consigliano «guarda che se vuoi, puoi farne a meno».

Invece, io, abituato alla tua visione, non immagino un giorno senza la tua preziosa presenza.

Dunque, non mi resta che dedicarti un post pubblico: grazie di esistere occhiali.

dedicato a tutti coloro che portano – da sempre – gli occhiali.
Come il sottoscritto 🙂


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«L’ispirazione? E’ nascosta dentro ogni cosa», Maria Carmela Micciché, scrittrice [INTERVISTA]

L’ispirazione secondo Maria Carmela Miccichè

Cerco ancora la scintilla.
Desidero carpire quel momento magico nel quale un pensiero illumina la mente e diviene un’idea felice.

L’ispirazione: da dove nasce? L’ispirazione: chi la possiede?

Ogni essere vivente.
Il gatto che va a dormire in un posto impensabile, il pappagallino che corteggia la cocorita, Leonardo che disegnò la macchina per volare. L’ispirazione è futuro, è un’idea che ha il futuro dentro, per questo credo sia dentro ciascun essere vivente, pensa al tronco che rotolò e a quell’uomo che guardandolo pensò “e … se facessi una ruota?”: ispirazione geniale!

L’ispirazione si può allenare oppure è un dono naturale?

Visto che, secondo me, appartiene a ciascuno, è una componente dell’uomo ma se ci prendi confidenza puoi allenarla, per lo meno, si dovrebbe allenarla.
Il cuoco trae ispirazione dai sensi, la maestra dai suoi alunni, il venditore ambulante dai clienti, l’ispirazione è una specie di gioco che ti permette di trovare un sistema per raggiungere lo scopo, solo che a volte ci facciamo distrarre da altro e allora impostiamo, quantifichiamo, inquadriamo e l’ispirazione zittita da tanto rumore, tace.

La risposta è nella mente degli artisti, esseri speciali capaci di creare dal nulla, trasformare un pensiero illuminato in un’opera.

Gli artisti sono i più fortunati perché l’ispirazione è la vita stessa, l’artista non inventa nulla racconta la vita dal suo punto di vista, che scolpisca o dipinga, che fotografi o componga musica, racconta ciò che vede la sua anima, poi che diventi un’opera d’arte beh, quello chi può dirlo?

Maria Carmela Miccichè, nel suo laboratorio, scrive racconti e poesie, dunque crea con la forza dell’immaginazione storie fino ad oggi mai narrate.

Maria Carmela possiede il dono: è ispirata.

Maria Carmela Micciche, lautrice di Elena intrecciava fiori di sale
«L’ispirazione è una chiave di lettura della vita stessa»

D: Tu scrivi storie, crei racconti mai narrati fino ad oggi.
Storie nate dalla tua fantasia, l’intreccio dei pensieri irrazionali con emozioni ataviche.
Da dove nasce quel fulmine che trasforma una riflessione in una trama?
Quel momento magico che ti obbliga a buttar fuori e mettere nero su bianco le parole imprigionate nel tuo cervello?
R: Come dicevo prima, secondo me, l’ispirazione è una chiave di lettura della vita stessa.
Tutto ciò che ci circonda è frutto di un’ispirazione a volte felice a volte no.
Cos’è la creazione se non il risultato dell’ispirazione?
Non credo di inventare nulla ma un’immagine, un ricordo, un profumo, un sentimento, sono parole che hanno delle storie dentro.
La trama, almeno per me, prende forma nel divenire, magari parto dal profumo di pane appena sfornato e finisco in un vicolo di Roma.
E’, quello che dicevo, un’idea con il futuro dentro e chissà dove finirà 🙂

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«Ho cominciato a scrivere piccole cose in terza elementare»

D: L’amore per la lettura/scrittura è nata a scuola oppure è una passione sorta all’improvviso, in un tempo indefinito, in un luogo non luogo?
R: Sono nata in una casa piena di libri e a dieci anni amavo girare per i corridoi della biblioteca comunale e sentire l’odore di tutte quelle parole sugli scaffali.
Mi ha sempre affascinato il libro come oggetto e come contenitore di storie.
Ho cominciato a scrivere piccole cose che ero in terza elementare, per me era un gioco divertentissimo, potevo scrivermi le storie che volevo leggere, una specie di self service 🙂

D: La scrittura, come tutti i grandi amori, si alimenta di passione.
Maria Carmela, quale è il segreto per mantenere sempre viva la passione?
R: Vivere. Imparare a guardare per prima noi stessi e poi tutto ciò che succede attorno con curiosità, non dare nulla per scontato.
Vivere è meravigliarsi sempre.

D: Maria Carmela, segnalaci gli ultimi tre libri letti e due titoli che non possono mancare nella libreria di famiglia.
R: Regine di quadri, scritto a tre mani da Tremanidipittura ossia Fernanda, Lucia e Rita, Puntaspilli e abiti di carta, di Patrizia Vittoria Rossi e Racconti dell’anno di mezzo di Franco Antonio Belgiorno.
Due autori che non possono mancare sul mio comodino: Pirandello e Agatha Christie.

Lo studio di Maria Carmela Miccichè

“Elena intrecciava fiori di sale”, un’ispirazione di successo

D: Maria Carmela, “Elena intrecciava fiori di sale” forse era da sempre nei meandri della tua mente.
Un giorno speciale hai trasformato l’ispirazione in trama.
Come è nata la scintilla del tuo primo libro?
R: La scintilla è nata all’editore Armando Siciliano, ci siamo incontrati per caso, abbiamo chiacchierato un po’ e prima di salutarci mi ha chiesto di fargli avere del “materiale”.
Sinceramente ho pensato che fosse più per gentilezza che per altro.
Comunque, gli mandai alcuni racconti.
Mi telefonò a ottobre e a dicembre c’era il mio libro.
Ho avuto il libro, il mio libro, in mano la sera della presentazione, è stata un’emozione non da poco.

D: “Elena intrecciava fiori di sale” forse è la gratificazione che tutti gli scrittori sognano. Quali sensazioni provi nell’immaginare il Lettore, con la testa nel tuo libro, pronto a divorare le pagine, felice di leggere una storia che lo appassiona?
R: Mi stupisco e mi meraviglio quando un lettore mi contatta per raccontarmi del mio libro.
Mi stupisco perché è qualcosa di talmente bello che non sono mai preparata.
Ogni volta che un lettore mi racconta le emozioni che ha vissuto con i miei personaggi, è un regalo che mi fa ed è la spinta a migliorarmi sempre per cercare di dare sempre il massimo.

D: Dunque, il tuo primo libro: a distanza di tempo, lo ami ancora come il primo giorno?
R: Lo amo e per me sarà sempre un contenitore di emozioni ma la scrittura ha un suo percorso e quindi adesso scrivo in modo diverso non migliore, solo con un tempo diverso.

Scopri il nuovo libro di Maria Carmela Miccichè, Elena intrecciava fiori di sale

Il futuro: teatro ed un nuovo libro

D: Maria Carmela, i tuoi racconti nascono dalla realtà che ti circonda?
Quali le maggiori fonti di ispirazione?
R: L’amore.
L’amore per i miei nonni che ascoltavo mentre mi raccontavano la vita, l’amore per la mia terra, l’amore per gli odori, per i rumori, per la ruvidità di una pietra o la morbidezza di un pensiero, l’amore immenso che ho per le parole, questi mucchietti di lettere e vocali capaci di far comunicare uomini e anime.

D: A quale opera stai lavorando? Progetti futuri?
R: Lo scorso anno ho scritto un testo teatrale “Isabel”, un atto unico poco facile e forse per questo, per usare le parole del regista, “Ogni parola è un macigno”.
Insomma, ha incontrato l’entusiasmo del regista Vittorio Rubino, di Vania Orecchio e Simonetta Cuzzocrea, le due attrici professioniste, il compositore, attore e regista Salvo Giorgio che ha composto le musiche originali per “Isabel” e così a marzo lo daremo in teatro.
Nel frattempo di Isabel sta nascendo il libro e poi ho in cantiere un libro di poesie e un altro testo teatrale che mi è stato commissionato da una storia del libro.

D: Prima di chiudere, condivido una riflessione di Paola: chi scrive lo fa per se stesso o per gli altri?
R: Io ho iniziato a scrivere le storie che mi piaceva leggere, quindi scrivevo solo per me.
Al liceo scrivevo sul diario scolastico che poi passava di banco in banco e ho cominciato a trovare divertente il fatto che altri leggessero.
Adesso scrivo, come mi piace dire, mi lascio scrivere, per me e per ogni lettore che mi dedica il suo tempo.
Chi mi legge sta regalandomi il suo tempo, potrebbe fare altro e invece è con me e io scrivo per lui.

D: Maria Carmela, chiudiamo l’intervista con una riflessione libera:l’ispirazione sia con te.
R: Grazie.
Le tue interviste portano bene, lo so per esperienza e quindi spero di essere intervistata ancora da te perché vorrà dire che avrò altre cose da raccontare e che l’ispirazione avrà dato ancora i suoi frutti.
Grazie per il tuo tempo e grazie a chi avrà letto tutto quanto.
Buona ispirazione a te 🙂


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Caffè, effetti collaterali [Il vizio di Paola]

Una scoperta «scottante»

Ogni sera, dopo Carosello, la mamma mi manda a letto.
Io però sono grande, ho 4 anni, e la spiegazione che mi rifila ogni sera sugli effetti benefici del sonno per i bambini non mi convince mai.

Allora l’ho capito che l’unico modo per farla contenta e avere via libera è far finta di addormentarmi, così lei se ne va nella sua camera, dove si mette a leggere, in poltrona, dimenticandosi di chi la circonda.

Il babbo, invece, si ritira nel suo studio, tra le sue carte, annotando ogni tanto qualcosa su quel libro con la copertina di pelle che lui chiama agenda.
Dopo un po’, furtivamente, si dirige in cucina.
Sento il suo passo lento mentre trascina le pantofole per il corridoio.
Non accende neppure la luce e apre il frigorifero. 
Ne tira fuori una vecchia bottiglietta di vetro di coca cola dove mia madre versa il caffè avanzato nella giornata, e ci si attacca a canna.

Aspetto che mio padre esca dalla cucina e si diriga altrove.
Quindi entro in azione.

La sedia vicino al frigo è tutto ciò che mi occorre.
Me la svuoto in bocca in un attimo.

Ogni sera.

Però ora non devo farlo più, le persone pensano male.

Stamattina ho litigato con Irene, quella mia compagna di scuola bionda e capricciosa, perchè voleva prendermi i pastelli ma io non ho voluto darglieli.

Allora lei si è messa a urlare che ero brutta e che i miei genitori mi avevano adottato.
Io le ho risposto, piangendo, che non poteva saperlo, che non ne aveva le prove, che allora anche lei era stata adottata.

Lei mi ha deriso: “ma sei stupida! non vedi che i tuoi genitori sono bianchi e tu sei nera?”.

E allora mi sono tranquillizzata.

Irene si sbaglia, non sono stata adottata.
Lei non può saperlo che è il caffè che mi colora la pelle.

I colori della vita

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.

 


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Scuola CAPALC/2, l’ex ecomostro: a settembre la prima campanella. Dopo 41 anni.

Scuola CAPALC/2, apertura cantiere: 1976

L’ex ecomostro sembra un lontano ricordo, oggi la scuola CAPALC/2 è pronta ad ospitare gli studenti di Bagnoli, Fuorigrotta e zone limitrofe.

L’annuncio del sindaco De Magistris (settembre 2016), dunque, risulta vero e chiude un capitolo vergognoso più volte denunciato dai media (con la foto del sottoscritto pubblicata nella rubrica RiFatto de Il Fatto Quotidiano)

Siamo ad agosto 2017.
Sono trascorsi 41 anni dall’apertura del cantiere.

Quarantuno anni per completare un’opera pubblica.
Quarantuno anni di sperpero di fondi statali.
Quarantuno anni di scandali senza un colpevole.
Quarantuno anni di oscenità politiche.

Un cittadino qualsiasi, però, oggi – dopo 41 anni! – si pone alcune elementari domande che meritano risposte convincenti.

La scuola CAPALC/2, ex ecomostro oramai terminata (dopo 41 anni!)

La scuola CAPALC/2 rispetta le norme attuali?

Dopo 41 anni dal primo mattone, possiamo affermare che le aule, i laboratori, le palestre, la mensa, la segreteria rispondano alle norme vigenti?

In un Paese normale, l’osservazione risulterebbe offensiva ma nel nostro caso, dopo quasi mezzo secolo dall’inizio dei lavori, non si può dare nulla per scontato.

Anche in termini di sicurezza: la scuola CAPALC/2 rispetta le nuove regole antisismiche?

La scuola CAPALC/2, ex ecomostro oramai terminata (dopo 41 anni!)

Scuola CAPALC/2, la posizione

La scuola CAPALC/2 sorge nel quartiere Fuorigrotta, non distante da Bagnoli ed Agnano, al confine tra Napoli e Pozzuoli.

La strada – via Terracina – è molto trafficata (c’è anche l’ospedale San Paolo dotato di Pronto Soccorso) e gli unici mezzi pubblici che servono la zona sono gli autobus dell’ANM.

Nei dintorni della scuola CAPALC/2, non è presente nessuna fermata della metropolitana o treno locale.

Perché la città, durante questi lunghi 41 anni, ha cambiato volto.
Mentre i lavori dell’opera pubblica si bloccavano, riprendevano, attendevano nuovi finanziamenti, a Napoli la viabilità ha subito cambiamenti profondi.

Chiedo: oggi, nel 2017, avrebbe ancora senso costruire la scuola nell’attuale zona di via Terracina?

La scuola CAPALC/2, ex ecomostro oramai terminata (dopo 41 anni!)

In cerca di risposte

Da cittadino non assuefatto alle varie «mostruosità», invierò i suddetti quesiti agli organi competenti.

In caso di risposte, vi aggiornerò con tempestività.

Nel mentre, godiamoci il suono della prima campanella emesso dalla CAPALC/2.
Dopo 41 anni, il trillo vale oro.


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Quei 18mila ebrei partiti da Napoli per Shanghai

Da Leopardi ai 18mila ebrei di Shanghai

«Cerco i manoscritti di Giacomo Leopardi» chiedo alla cordiale impiegata.
«Non sono esposti però, se vuole, c’è la mostra di Shanghai» risponde la donna col sorriso (l’arte rende più gentili?)

E così, per caso, scopro che durante gli anni del nazismo, 18 mila ebrei provenienti da Polonia, Austria e Germania, per fuggire dalla follia hitleriana, partono da Napoli e raggiungono la Cina.
Destinazione Shanghai.

Desideravo visionare i manoscritti di Leopardi e scopro una notizia a dir poco stupefacente.
«Rubo idee al mio amico Lorenzo Izzo, storico per passione» sorrido mentre, col naso all’insù, ammiro gli affreschi.

La magnifica Biblioteca Nazionale di Napoli continua a stupire.

La mia visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli (ai tempi di Google)

Una visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli

La sala lettura è piena.
Resto stupefatto: la bellezza dell’aula, quel muro colorato di libri, i tanti studiosi, l’atmosfera densa di storia.
Sensazioni impagabili come l’odore invisibile della carta.

Da quanto non visitavo una biblioteca?

Dai tempi dell’Università.
Allora, il dipartimento di Matematica “Renato Caccioppoli” era la mia seconda casa.

La mostra di Shanghai conferma un concetto nel quale credo: la Biblioteca Nazionale è un avamposto contro i «mostri».

La vista dalla Biblioteca Nazionale di Napoli

La biblioteca ai tempi di Google

Non demordo.
Dal sito ufficiale, pesco il manoscritto de l’Infinito.
L’osservo con ammirazione, non dal vivo ma dal web, la finestra sul mondo.

Ecco la coppia perfetta: toccare con mano la bellezza dell’arte, apprezzare i vantaggi della digitalizzazione dei testi.
Due facce della stessa medaglia.

Vado via con una promessa, come ad un vecchio amico: «non lasciamo trascorrere troppo tempo, vediamoci presto».

Perché la biblioteca ai tempi di Google, continua ad essere un luogo imprescindibile.

La mia visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli (ai tempi di Google)


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Scuola ecomostro di Napoli, ripresi i lavori?

CAPALC/2, la conferma del Sindaco

Dalla pagina facebook del sindaco metropolitano Luigi De Magisitis giunge la conferma:

[…] per quello che riguarda Napoli si è sbloccata la vicenda annosa ex Capalc, cioè il progetto di riqualificazione dell’area compresa tra via Terracina, via Nuova Agnano e via vecchia Agnano mediante il recupero, completamento ed adeguamento del complesso la cui costruzione è iniziata addirittura nel 1976 […]

Scuola eomostro CAPALC/2, ripresi i lavori (dopo 40 anni il cantiere è ancora aperto!)

Cantiere aperto (da 40 anni)

Sabato 17 settembre 2016
Sosto l’auto all’ingresso del cantiere CAPALC/2, pigio sul bottone delle quattro frecce ed osservo felice l’impalcatura circondare la scuola.

L’ecomostro da quaranta anni divora soldi pubblici ed ingrassa per l’inefficienza della malapolitica, si è finalmente arreso?

Scruto l’ingresso sbarrato da un vecchio catenaccio arrugginito, l’immancabile cartello per i malintenzionati: «Personale al completo».
Gli automobilisti – indifferenti ad un simile scempio – guardano il sottoscritto fotografare il «mostro»: ai loro occhi assuefatti, l’anomalia sono io?

Dall’interno non giungono segnali di vita: nessun lavoratore, le ruspe ferme, le betoniere spente.
Forse il sabato il cantiere resta chiuso?

Totale assenza di informazioni

Mi chiedo: nei pressi di un’opera pubblica, non deve essere esposto un cartello con le informazioni di inizio/fine lavoro, la ditta vincitrice dell’appalto, il responsabile dell’opera?

Fuori la megastruttura di via Terracina, invece, l’unico manifesto presenta una dicitura omertosa, mangiata dalle intemperie.
Leggo un mezzo titolo:

AREA PROGETTAZIONE E MANUTENZIONE EDILIZIA SCOLASTICA COMPLESSO SITO IN VIA TERRACINA EX CAPALC/2

Nient’altro.

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Quando la fine?

La grancassa mediatica scatenata dalle molteplici denunce (tra cui il post del sottoscritto Napoli, la scuola ecomostro ripreso dalla rubrica RiFatto de Il Fatto Quotidiano) è servita per non gettare lo scandalo nel dimenticatoio.

Un riflettore sempre acceso su questa ennesima vergogna nazionale.

Occorre continuare a vigilare, i dubbi restano, il mistero non è ancora svelato: quando sarà consegnata la scuola alla città?

RiFatto de Il Fatto Quotidiano pubblica la mia foto della scuola ecomostro di Bagnoli

Il cantiere risorto

Quest’anno, nel 2016, la scuola ecomostro “CAPALC/2” festeggia il triste primato: 40 anni di lavori e l’opera non è ancora terminata.

Sarà la volta buona?
Pensiamo positivo (ma occhi aperti).


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I colori del murales di Bagnoli

Murales di Bagnoli, se non ci fosse?

Se il muro non fosse dipinto con i colori della fantasia sarebbe un’opera anonima.
Si ridurrebbe all’ennesima parete amorfa mangiata dai fantasmi dell’Italsider.

Perché a Bagnoli, prigioniera da sempre del «mostro» siderurgico per antonomasia, la vivacità dei murales rappresenta una boccata d’aria fresca.

Come accade a Materdei, anche il disegno all’entrata della stazione della cumana di Bagnoli, strappa un sorriso.

Anzi,una meritata fotografia.

I colori del murales di Bagnoli

Scuola e lavoro

Conosco bene Bagnoli.
Una manciata d’anni fa, a pochi passi dal murales, frequentavo le scuole superiori.
Mi licenziai dall’allora VIII ITIS (oggi Augusto Righi) con un immeritato voto (il tempo ha rimediato all’ingiustizia).

Negli anni duemila tornai per lavoro: la sede dell’HP – la multinazionale americana per la quale  operavo – a pochi chilometri dal murales (le drammatiche vicende HP conservate nell’ebook gratuito «Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli»).

Io e Bagnoli, legati da un filo rosso

Un lungo filo rosso lega il sottoscritto a Bagnoli.

Dieci anni con la testa nel monitor a scrivere software e scovare bug.
Dieci anni significano mille pause-pranzo consumate (con estrema soddisfazione) nelle pizzerie del quartiere.

Un filo rosso fumante, saporito che non spezzerò mai 🙂

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L’arte sostituisce la bonifica

In attesa della bonifica dell’intera area sempre promessa e mai realizzata, i murales contrastano la polvere sputata dal «mostro» che, come una sentinella malata, sovrasta il quartiere.

Le matite colorate contro l’inefficienza della politica (locale e nazionale).
L’arte contro il degrado (urbano e morale).
I murales contro l’ex Italsider.

Finché c’è colore, c’è speranza.


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Referendum sulle trivelle, e la scuola chiude (nell’indifferenza generale)

Scuole pubbliche chiuse per quanti giorni?

La prima conseguenza del referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare del prossimo 17 aprile sembra non interessare nessuno, nemmeno a Stefania Giannini, l’attuale Ministro dell’Istruzione.

Tra preparazione dei seggi, pulizie generali, spoglio e disinfestazione le scuole pubbliche sedi del referendum chiudono venerdì e riaprono mercoledì (nel migliore dei casi).

Giorni di assenza nel un momento topico dell’anno scolastico passano nel silenzio generale.

Risulta normale e scontato sospendere le lezioni ad aprile: migliaia di genitori-lavoratori dovranno organizzarsi per affidare i figli a nonni (i più fortunati), baby sitter o altro.

La scuola pubblica risulta, anche per simili scelte, totalmente insufficiente per le reali esigenze delle famiglie di oggi.

L'attuale ministro del MIUR, Stefania Giannini, nessuna nota contro la chiusura della scuola pubblica per il referendum sulle trivelle

Referendum sulle trivelle, votare o non votare?

E’ una questione di scelta: partecipare ad un evento democratico oppure disertare?
L’opinione personale sulle trivelle non è in discussione: ognuno di noi si informi, rifletta e decida come votare.

E’ opinabile, invece, l’astensione.

Snobbare le urne per non raggiungere il quorum è un tradimento verso chi, al contrario, crede nello strumento popolare per abrogare una legge ritenuta ingiusta.

Domenica 17 aprile, due elementari domande

Se poi lo Stato, arbitro imparziale, ci mette lo zampino, i conti non tornano proprio.
Ingenue osservazioni sulla data del referendum:

  • Spesa pubblica ed astensionismo
    Perché non accorpare il referendum sulle trivelle con le prossime elezioni comunali per risparmiare soldi ed ottimizzare i tempi?
    Questa scelta avrebbe contrastato anche il temuto astensionismo.
  • Scuole chiuse
    La chiusura dell’anno scolastico è vicina: perché non votare fra qualche mese onde evitare la perdita di ulteriori giorni di lezione?
    Perché le Istituzioni sono indifferenti a tale anormalità che, troppo spesso, passa inosservata?
    Fino a ieri, in molti, ignoravano il problema delle trivelle in mare: procrastinare di due mesi non era poi così grave.

Attendo una nota ufficiale del MIUR che – temo – non giungerà mai.


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Aiutiamo Francesca, desidera solo tornare a scuola

Francesca e la scuola

Esiste un limite d’età per frequentare la scuola, la norma è chiara ma può uno Stato civile applicare in modo sordo la Legge?

Nel caso di Francesca, le Istituzioni applichino una regola non scritta nei testi di giurisprudenza: la legge della solidarietà.

Possibile che siamo prigionieri della burocrazia?
Il progetto lanciato da ProduzioneDalBasso ha un semplice obiettivo, talmente semplice da incepparsi nella mastodontica macchina statale: permettere a Francesca di tornare a frequentare l”istituto superiore Bianchini di Terracina.

Francesca desidera tornare a scuola - un progetto finanziato da produzionidalbasso.com

Francesca desidera tornare a scuola – un progetto finanziato da produzionidalbasso.com

Io mi fido

Non conosco Francesca Buonocore, l’autrice del progetto Francesca e la scuola.
Nel momento in cui scrivo, ha raccolto quasi 1.400€ con 38 sostenitori.

Potrebbe trattarsi di una truffa? E’ una storia falsa?
Potrei verificare con una telefonata all’istituto superiore Bianchini di Terracina ma evito.
Alcune vicende meritano fiducia incondizionata, proprio come il desiderio di Francesca.

Il progetto da finanziare

Francesca ha compiuto 20 anni e non è più possibile farle frequentare la scuola in quanto superati i limiti di età per una regolare iscrizione scolastica, ma lei adora andare a scuola e nonostante la sua disabilità è l’ambiente che le è più consono, soprattutto emotivamente.
L’istituto superiore Bianchini di Terracina l’aspetta a braccia aperte ma non può frequentare senza il supporto di un assistente che l’aiuterebbe negli spostamenti che non è in grado di compiere autonomamente, e nella comunicazione non verbale, visto che Francesca non parla ma sa esprimere benissimo la sua gioia nel sentirsi integrata e ben accolta come è sempre stata negli ultimi 17 anni di scuola.
Questo l’obiettivo di questa raccolta fondi.
Remunerare regolarmente un assistente che possa tenere Francesca a scuola per qualche ora al giorno con il prezioso obiettivo di farla sentire parte del mondo che la circonda nonostante la sua grave disabilità, rendendola felice.

fanpage ed Il Mattino intervistano HP Pozzuoli

fanpage, il reportage di Antonio Musella

«Scusaci Antonio, fino a due settimane fa eravamo dietro ad un computer a lavorare» ci giustifichiamo per la naturale ritrosia davanti la telecamera.

Siamo i 161 informatici di HP Pozzuoli che da dodici giorni consecutivi scioperano per fermare la chiusura della sede ed Antonio Musella, reporter inviato da fanpage è pronto ad intervistarci.

Rompe il ghiaccio Peppe, un mio vecchio amico già ai tempi dell’università e poi collega ieri in EDS ed oggi in HP.

Parte timido ma subito emerge la rabbia, perché l’ingiustizia è cocente ed il tradimento di HP verso i dipendenti di Pozzuoli è una ferita aperta.
Le sue parole rappresentano bene il nostro modo di essere in HP ma evidentemente la multinazionale americana non ne è al corrente.

siamo persone che non si limitano a fare solo il loro lavoro ma ci mettono l’anima, il cuore e cercano sempre di dare un valore aggiunto

Il Mattino, articolo di Elisabetta Froncillo

La giornalista Elisabetta Froncillo accetta l’invito alla conferenza stampa indetta per sensibilizzare l’opinione pubblica e, fuori la sede di via Antiniana, ascolta i dipendenti HP. Chiede, osserva, memorizza …

Dopo fanpage anche Elisabetta Froncillo, la giornalista de Il Mattino, ascolta i dipendenti HP Pozzuoli

Dopo fanpage anche Elisabetta Froncillo, la giornalista de Il Mattino, ascolta i dipendenti HP Pozzuoli

Venerdì 24 luglio, edizione Napoli Nord, Il Mattino pubblica l’articolo.

Elisabetta Froncillo, il Mattino ed. Napoli Nord venerdi 24 luglio

Elisabetta Froncillo, il Mattino ed. Napoli Nord venerdi 24 luglio

Visibilità anche su Orizzonte Scuola

Il comunicato stampa rimbalza di sito in sito, viaggia attraverso i social e raggiunge l’importante Orizzonte Scuola, il punto di riferimento per i docenti ed – in generale – per il mondo della scuola.

E’ in corso lo sciopero dei dipendenti dell’HP, la società alla quale il Ministero affida lo sviluppo dei software per le le più importanti applicazioni …

NapoliTime e la Gazzetta di Napoli

Anche i portali NapoliTime e la Gazzetta di Napoli dedicano spazio alla vertenza HP Pozzuoli.

In Rete il nostro grido  non conosce soste.

Pariare, il verbo più utilizzato dai giovani

Pariare, il significato

Il divertimento a spesa altrui, una presa in giro più o meno innocente, lo scherzo pesante – stile anziano militare verso la recluta – oppure la derisione di un professore (a sua insaputa), lo scherno del gruppo nei confronti del più indifeso.

«Pariare» è il verbo più utilizzato dai giovani nostrani ed il «pariamento» avviene ovunque ci siano uno o più teenegers che dibattano.

Pariare: i film di Alvaro Vitale sono un campionario di parieamenti

Il contesto

Il termine assume significati diversi a secondo del contesto: può trattarsi di un’azione leggera (un giovane chiede ad un amico: «pariamm?» significa usciamo e ci distraiamo) o un gioco crudele («pariamm?» significa prendere di mira una persona specifica fino a sconfinare nel bullismo più becero).

L’evoluzione del linguaggio

Quando posso, ascolto sempre con estremo interesse le discussioni (spesso in un linguaggio opinabile  e con intercalari discutibili) tra adolescenti.

Affermazioni tipo: «stasera pariamm a quattro?» sono frequenti e consiglierei ai grandi studiosi della Lingua Italiana di approfondire l’argomento.

Se siete giunti fin qui, posso ammettere l’amara verità: amici Lettori, con questo post tra il serio ed il faceto, ho «pariato» alle vostre spalle 🙂

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