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Tag: scuola (Page 3 of 3)

Il primo pensiero appena svegliati: c’è il sole?

Il sole si sveglia insieme a noi!

«C’è il sole?»
«Si c’è il sole!» e allora la giornata inizia più leggera, perché ti mette allegria sentire un po’ di calore del sole appena sorto e perchè per uscire di casa devi metterti meno cose addosso.

E poi sai che qualcuno si è svegliato insieme a te: il sole!

Se anche lui è nascosto dietro le nuvole allora ti vien voglia di restare nascosta tra le coperte ad aspettare che esca un raggio di sole tra quel doppio strato di nuvole lattiginose. 
Se poi addirittura piove e fà freddo allora la giornata cambia inesorabilmente.
Eh sì diciamo che una volta il freddo e la pioggia mi piacevano, perchè l’aria si rinfrescava e si diceva che ci voleva proprio un pochino di pioggia, ve lo ricordate?

Napoli tra nuvole e sole

La preparazione per andare a scuola

Ora quando sento le previsioni vado anch’io in modalità allerta meteo bimbi: allora Galoshes, cappottina antipioggia, ombrello, sciarpe e guanti, ricambio scarpe e calzini.
Una trasferta programmata ogni volta e l’uscita da casa sembra l’uscita prima di una sfilata di moda: c’è tutta la fase dell’addobbo e a fine lavoro escono dei cucciolotti in formato Michelin!

Quando si esce tutti coperti come se fosse lo sbarco sulla luna, il fiume in piena ti travolge e se poi c’è anche il vento rischi che i due cucciolotti volino via.

E allora si va a scuola in macchina e quindi, scopri e spoglia i tuoi cucciolotti (perchè poi c’è traffico e si suda in macchina) per poi rivestirti di tutto punto per i quattro passi dalla macchina al portone della scuola.

E come dice un mio amico: «ma che ne sai tu!» .

Davvero un’avventura.

Ma i cucciolotti per fortuna si divertono sotto l’ombrello per loro è un gioco e quindi cerchi di ricordarti che non devi stressarti ma goderti l’avventura di andare a scuola in macchina sotto la pioggia, come se fosse con una navicella spaziale.

CaroBabboNatalepensacitu.

This post was written by: MammaSmemorina – who has written 2 posts on faCCebook.eu.

Sono nata a Cusano Mutri un piccolo paesino del Beneventano nel 1971, con la neve alta così! Dal beneventano ho girato tutta la Campania inseguendo con la mia famiglia il lavoro di mio padre e alla fine mi sono ritrovata a Napoli. Qui mi sono laureata in matematica. La mia passione per i numeri mi ha fatto diventare un’informatica. La tecnologia mi circonda e mi sconvolge tutti i giorni, mi usa e la uso, mi svuota e mi aiuta, mi stressa e mi diverte, mi smemorizza? Ed io la memorizzo… per futura memoria! Think in big!

Il primo pensiero appena svegliati: cosa c’è oggi nel calendario dell’avvento?

L’attesa dei due cucciolotti

E’ arrivata anche questa nuova tradizione del calendario dell’avvento.
Personalmente non ricordo nulla del genere quando ero piccola, ma figurati smemorina come son diventata non c’è da fidarsi!

E dopo i primi due giorni i due cucciolotti sono talmente sul pezzo che addirittura si ricordano che giorno è oggi. «No, mamma oggi è 5!».

Ed ecco che la memoria si fa avanti, se si tratta di ricevere un regalino.
Ma se domandi loro cosa hanno mangiato a scuola, la risposta della miaCucciolotta1 è sempre vaga e solo se trattasi di pasta al sugo se lo ricorda.
IlmioCucciolotto2 ancora non risponde a queste domande però ha chiesto e preteso il suo regalino appena tornato da scuola…

«Babbo Natale … regalino» chiedeva in lacrime pretendendo un regalino anche al ritorno da scuola.

L'imperdibile calendario dell'avvento

Il regalino dell’avvento

E così nell’attesa del Natale il primo pensiero appena svegliati è diventato il regalino dell’avvento, se poi si tratta di cioccolato nascosto nella taschina del giorno, il sorriso è assicurato.

Provare per credere.

Di calendari ne ho visti tanti su internet, il mio è uno strofinaccio da cucina con tante finestrelle, ma ho visto calzini stesi con le le mollettine, cartoncini a forma di alberello, guantini appesi a tanti fili pieni ognuno con una sorpresa ….

Eh sì è proprio la sorpresina il fattore vincente e se poi nel frattempo imparano anche a contare i giorni, la maestra a scuola se ne accorgerà!

CaroBabboNatalepensacitu.


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Juventus Stadium, se i bambini fanno «oh che me@d@»

La lezione mai dimenticata

Ricordo l’ora di Educazione Fisica alla scuola superiore come se fosse oggi: il buon professore – un tipo giovane ed atletico, baffo curato e sempre in tuta ginnica – giunge in classe con l’unica preoccupazione dell’appello.

Svolto l’iter burocratico, impartisce agli scolari (tutti maschi) il profondo insegnamento sportivo: dall’armadietto tira fuori il Super Santos e serafico annuncia: «andate a giocare nel cortile, non vi fate male. Ci vediamo dopo la lezione».

Due squadre di adolescenti incoscienti, gli zaini a fungere da pali delle porte immaginarie e palla al centro: sessanta minuti di puro divertimento sul campo d’asfalto sotto lo sguardo dell’integerrimo professore, un arbitro vigile tollerante per la prestazione ma pronto ad intervenire in caso di scorrettezze morali, un adulto seduto su una sedia da studente, rilassato si gode il sole (e lo stipendio).

A fine match, sudati e contenti, tutti a casa grazie ad un’organizzazione perfetta (dopo il triplice fischio del prof seguiva la campanella-TheEnd).

Lezioni d’altri tempi si dirà (e non c’è dubbio, sono trascorsi quasi trent’anni, che vetusto che sono!).
Oggi la scuola è cambiata (spero) e gli atteggiamenti non idonei al ruolo del docente sono inconcepibili (auspico): d’altronde, il mio professore di Matematica – tra un polinomio ed un teorema – fumava, un gesto che ora implicherebbe una denuncia immediata (mi auguro).

Juventus Stadium, se i bambini fanno «oh che me@@a»

Juventus Stadium, curva di bimbi razzisti?

Juventus-Udinese, la curva dello stadio è piena di tifosi-bambini: sostituiscono gli ultrà razzisti sospesi per comportamenti palesemente offensivi.

Al rinvio del portiere friulano, i pargoletti scimmiottano (ingenuamente) l’urlo tipico dei tifosi ufficiali, imitano il peggio del calcio italiano: l’offesa dell’avversario, un coro di volgarità gratuite, un viscido sentimento di violenza indiretta, il non rispetto dei valori sportivi, un subdolo razzismo strisciante, l’ignoranza al potere, l’umiliazione del fair play.

Ascolto indignato l’onda di inciviltà alzarsi dalla curva di adolescenti e mi chiedo turbato: in Italia chi insegna ai bambini la cultura sportiva?

Non serve intervistare lo psicologo oppure disturbare esperti infantili, non sforziamoci nemmeno di trovare inutili alibi morali, ammettiamo senza false ipocrisie: anche la curva di bimbi andrebbe chiusa.

Sarebbe una dura lezione onde evitare la nascita e crescita dei futuri «mostri».
Il mio professore di Educazione Fisica sarebbe d’accordo, ne sono certo.


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Il teorema Cancellieri

La matematica non vale in Parlamento?

Ai bimbi delle scuole elementari viene insegnata una regola che rimarrà scolpita nelle loro menti per tutta la vita: la Matematica non è un’opinione.

Difatti, trascorrono gli anni, si susseguono le stagioni, cambiano i tempi ma tre più cinque fà sempre otto.
Il risultato non dipende dall’emotività del momento, non cambia a secondo di chi esegue l’operazione ma soprattutto è un procedimento trasparente e dimostrabile in ogni istante.

Non vi è trucco, non c’è inganno: la stessa azione ripetuta più volte fornisce sempre lo stesso esito.

Questo assioma è valido in ogni punto dell’Universo tranne in quell’unico luogo dove il tempo si è fermato ed i numeri non rispondono più a regole certe: il Parlamento italiano.

Il teorema Cancellieri

La Cancellieri senza morale

In questo limbo della nazione l’aritmetica impazzisce e la realtà non è descrivibile con modelli scientifici.
A parità di ipotesi, le tesi dei teoremi (politici) cambiano a secondo di chi l’enuncia; il ragionamento – in passato corretto – mostra le crepe dell’incoerenza, i corollari si confondono con gli interessi personali, le conclusioni (illogiche) dipendono dalle simpatie, le frazioni algebriche dai colori dei partiti e gli unici dati evidenti sono i numeri irrazionali.

L’ultima accademica lezione risale a quale giorno addietro: nell’università della politica è stato dimostrato il teorema Cancellieri.

Stavolta, però, i numeri erano chiari ed il risultato prevedibile anche se eticamente opinabile: purtroppo la Matematica non tiene conto della morale.


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L’esame di maturità? Un «mostro» buono

Esame di maturità tra emozione e paura

«L’esame è una battaglia tra il professore e lo studente: il professore che a tutti i costi vuole promuovere lo studente e lo studente che ce la mette tutta per farsi bocciare».

Con queste sagge parole il docente di Analisi Matematica ci congedò: era l’ultima lezione e noi matricole del primo anno della facoltà di Matematica, dopo un anno di intensi studi, eravamo pronti a sostenere il nostro primo esame (di una lunga serie).

L’emozione il sentimento predominante, la preoccupazione per una possibile bocciatura la paura inconfessata.

L’esame di maturità? Un «mostro» buono

 Il mio ricordo

Eppure, a distanza di anni, ricordo con gioia quei magici momenti: la logorante attesa prima di essere convocato dalla commissione, l’agognata interrogazione, lo scarico di adrenalina post esame “comunque sia andata”, il verdetto liberatorio, il voto sul libretto la conferma di una nuovo, faticoso, passo in avanti.

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Ogni esame lo stesso iter: l’apprensione fuori l’aula condivisa con gli altri compagni di corso, l’assurdo tentativo di ripetere fino all’ultimo istante utile quel teorema incomprensibile, l’incoraggiamento, le mani sudate, il conforto, la felicità dei promossi e la disperazione dei bocciati.

Parole, sguardi, solidarietà, sensazioni ed emozioni tra ragazzi acerbi difronte alle difficoltà universitarie, radici di future amicizie che ti accompagnano poi fino alla vecchiaia.

L’esame di maturità non è un «mostro»

Con gli occhi «adulti» di oggi, sorrido pensando a quelle paure tutto sommato innocenti.
L’angoscia per una possibile bocciatura la massima pena prevista, un’inezia rispetto ai problemi – quelli seri – riservati dalla Vita.

Sono anche conscio che ogni età ha i suoi problemi e l’esperienza è la giusta sommatoria di errori: ad ogni fase della crescita vanno riconosciuti i relativi ostacoli.

Nonostante la dovuta premessa, rassicuro tutti gli studenti che a breve sosterranno la maturità: tranquilli ragazzi, niente incubi e stress, l’esame non è da annoverare nella categoria dei «mostri».


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