faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: società (Page 4 of 4)

Terra dei Fuochi, non basta essere un onesto cittadino?

Diritti, non favori!

Anni addietro ero al Comune di Napoli per il rinnovo della carta di identità.
Mentre pazientavo fuori il corridoio dell’ufficio preposto, incontrai un conoscente che – poco dopo – scoprii essere un dipendente di palazzo San Giacomo.

«Dammi i moduli, l’addetto è un mio amico, un minuto e avrai il nuovo documento» esordii furtivamente.
«Ti ringrazio ma preferisco attendere il mio turno» ribattei senza fornire spunti per ulteriori spiragli a trattamenti di favore.

Non è forse questo un esempio del male endemico di cui è vittima l’Italia?
Far passare per un favore ciò che è invece un sacrosanto diritto del cittadino.

26 ottobre, la manifestazione contro i roghi

A Napoli, oggi 26 ottobre, migliaia di persone oneste hanno manifestato per chiedere allo Stato di fermare i roghi tossici che quotidianamente avvelenano la Terra dei Fuochi.
Analogamente, le popolazioni chiedono alle Istituzioni locali e centrali le bonifiche dei territori violentanti dalle discariche abusive gestite dalla camorra.

Io, cittadino di un paese civile, trovo queste due richieste scandalose.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Perché chiedere i propri diritti?

Debellare la criminalità organizzata non è un dovere del Governo?
Far vivere ogni abitante in un luogo salubre, privo di rifiuti tossici ed inquinanti non è un dogma di uno Stato di legalità?
I cittadini devono manifestare per chiedere di essere tutelati?
L’esasperazione del popolo è la molla che fa agire i nostri politici?
La richiesta di difesa della salute deve passare attraverso slogan e proteste?

Allora mi sorge un dubbio: ad un cittadino che vive nella martoriata Terra dei Fuochi, non basta essere onesto, pagare le tasse, lavorare (duramente) ed adempiere ai propri doveri civili per essere protetto dallo Stato nel quale – nonostante tutto – continuare a credere?

Perché ciò che gli spetta di diritto (la tutela della salute) viene promesso dai governanti come se fosse un «favore» personale?

I mostri della terra dei fuochi


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

La favoletta dei lavoratori dipendenti

Lavoratori dipendenti, l’aumento!

La notizia di oggi non mi lascia indifferente, anzi mi provoca un brivido (freddo) lungo la schiena.

La Legge di Stabilità varata dal Governo Letta prevede, per noi lavoratori dipendenti, un aumento in busta paga che va da un minimo di tre (3) ad un massimo di quattordici (14) euro al mese.

Non è fantastico?

… l’aumento (da 3€ a 14€) però dal 2014

Nemmeno un inguaribile sognatore come il sottoscritto poteva immaginare tanto grasso che cola ma per esperienza sono diffidente verso questa classe politica onesta, equa ma a volte – per troppa generosità – sperperona. 

E difatti, a ben leggere tra le righe, emerge l’inghippo: il malloppo non sarà subito disponibile ma andrà ad ingrassare il cedolino a partire dal 2014.

A questa piccola doccia fredda segue l’ennesima buona novella: i 14€ sono addirittura netti! (e non lordi come insinuano i soliti detrattori pessimisti).

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

«La ripresa è vicina»

Sull’onda dell’entusiasmo galoppante, anche il Ministro dell’Economia partecipa alla festa: «confermo: la ripresa in Italia arriverà entro fine anno» dichiara eccitato.

D’altronde la Matematica non è un’opinione e quella vecchia volpe di Saccomanni è pronta a salire sul carro dei vincitori: a gennaio i consumi torneranno a correre, la crisi economica ha le ore contate, gli investimenti voleranno ed i 14€ al mese porteranno (secondo le stime degli esperti) un milione di nuovi posti di lavoro più indotto (però su questo dato manca la conferma del Premier).

Basta solo non perdere la testa e gestire con sagacia questo piccolo, grande capitale: 14€ x 12 mesi = 168€ all’anno.

Non so voi, cari Lettori, ma io inizio da subito a progettare lo shopping2014 prima che giunga l’infausta smentita e distrugga l’ennesima favoletta scritta per noi, gli eroici e laboriosi lavoratori dipendenti.

Lavoratori dipendenti: aumento diI 14€ al mese?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Pronto Soccorso, il film dell’horror inizia al crepuscolo

Location: sala d’attesa del Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli

Trama: disperazione dei bisognosi e richiesta di assistenza di chi necessita di cure mediche immediate.
Cast: uomini invisibili, nessuna prima donna, dottori ed infermieri coraggiosi, malati di gravità diverse (dalla mamma infortunatasi in casa fino all’incidentato grave)
Spettatori: parenti ed amici degli ammalati.

Pronto Soccorso, scene di ordinaria follia (sociale)

Con il calare del sole emerge il mondo sommerso

Persone bisognose, uomini indigenti, essere umani soli ed abbandonati, individui sprovvisti di tutto alla ricerca disperata di un riparo per la notte.

Il Pronto Soccorso è il luogo nel quale converge l’esercito di nullatenenti che vivono ai margini delle nostre città, una moltitudine di povera gente dimenticata dalla cosiddetta «società civile», sfortunati a cui è negata ogni forma di assistenza (sanitaria e non) costretti a rifugiarsi nella sala d’attesa dell’ospedale.

Un film che si ripete ogni giorno

Amare considerazioni, verità palesi e scene di ordinaria sofferenza tratte da un drammatico film (vietato ai minori) a cui ho assistito questa notte e che, temo, vada in onda al crepuscolo di ogni santo giorno.

Alle Istituzioni il compito di cambiare questo inquietante palinsesto, a noi testimoni sporadici la rabbia per l’indifferenza della politica ed i dilaganti tagli alla spesa pubblica.
Perplesso mi interrogo:

possibile che anche i servizi minimi necessari alla collettività debbano sottostare alle regole dell’economia?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Tra l’indulto di ieri e di oggi, il quesito (ingenuo) resta irrisolto

L’indulto non è la soluzione

Nel luglio 2006 l’allora Ministro della Giustizia Clemente Mastella promuoveva l’indulto (governo Prodi).

A distanza di sette anni ritorna la stessa (discutibile) soluzione e le motivazioni di oggi sono le medesime di ieri: «le carceri italiane non sono degne di un paese civile», «il Parlamento deve risolvere il dramma del sovraffollamento», «condizione umiliante e violazione dei princìpi sul trattamento umano dei detenuti» …

Negli ultimi sette anni, quanti nuovi penitenziari sono stati realizzati? L'indulto è la soluzione?

La lettera del Presidente della Repubblica

La denuncia è corretta ma incompleta.
La lettera del Presidente della Repubblica al Parlamento sulla questione carceraria, infatti, è monca della dovuta premessa: vista l’incapacità della classe politica italiana, la totale inefficienza dello Stato, l’inettitudine di chi ci governa nel riuscire a programmare un progetto a lungo termine (in qualsiasi campo), l’improvvisazione dei decreti legge a secondo delle emotività del momento, il tirare a campare come modus operandi … in pratica l’assenza totale di una classe dirigente degna di questo nome … occorre svuotare le patrie galere.

I reati (non) gravi

Al mancato mea culpa poi si aggiunge l’inevitabile (beffarda) giustificazione: «la clemenza non è prevista per reati gravi».

L’onesto cittadino rientra a casa e trova l’abitazione svuotata e violentata da un topo d’appartamento: è un reato grave?
Il lavoratore che si spacca la schiena per guadagnarsi da vivere non trova più l’automobile: è un reato grave?
L’eco-delinquente incendia pneumatici nella martoriata Terra dei Fuochi: è un reato ambientale grave?

Zero nuove carceri?

E dunque, come rispondere al quesito dell’italiano medio se – ingenuamente – si domanda interdetto: negli ultimi sette anni, quanti nuovi penitenziari sono stati realizzati?
Zero è una risposta realistica oppure sono io pessimista?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

L’uomo invisibile imparò a volare

Una presenza impercettibile

Via Toledo è – come sempre – un viavai anarchico di gente impegnata nello shopping del sabato pomeriggio.

La strada è un fiume in piena di voci e colori, una folla omogenea in viaggio senza una meta precisa.
Lui vive ai margini della strada e la sua presenza è impercettibile alla marea umana di (finti) consumatori.

L’Uomo Invisibile ha varie personalità.

Una statua immobile di gesso bianco e un arlecchino colorato, un pagliaccio impacciato su un velocipede, un acrobata spericolato, un mangiafuoco e un generatore di bolle di sapone a forma di nuvole.

Gli unici capaci di percepire la sua esistenza sono i bimbi.

Agli occhi degli adulti, invece, l’Uomo Invisibile non è un supereroe moderno ma solo un fantasma fastidioso da evitare, qualcosa di seccante al pari di una mosca ronzante, un rumore di sottofondo da annullare con un gesto risoluto.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

E lui – pur di esistere – con la forza della disperazione inventa esibizioni sempre più spettacolari.

Addirittura, l’Uomo Invisibile ha imparato a volare o – per essere più precisi – a galleggiare in aria con un’espressione che non tradisce sforzi.

Questo ulteriore superpotere sembra abbattere il muro di indifferenza di noi adulti occidentali assuefatti alla visione di persone prostrate ai bordi strada.

Il trucco del pakistano volante riscuote un discreto successo: c’è chi lo fotografa, chi gli gira intorno per indagare, la curiosità spinge la generosità e le monetine riempono lo scatolino viola ai piedi dell’uomo fluttuante.

Al momento la folla apatica si ferma e per pochi minuti l’Uomo Invisibile torna ad esistere.

Sono certo però che lo stupore non durerà molto: se non vuole sparire nuovamente, l’Uomo Invisibile – oltre a volare – dovrà presto inventarsi un nuovo incantesimo.

E l'uomo invisibile imparò a volare


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

La ripresa economica è all’orizzonte? Ed io mi alleno …

La ripresa economica è vicina?

La crisi economica morde i polpacci di tutti, anche se ministri, esperti del settore e maghi della finanza ci rassicurano «la ripresa è vicina».

Questa fumosa affermazione – sparata periodicamente senza mai specificare nulla di preciso – assomiglia al gioco della carota posta davanti la bocca del cavallo: il quadrupede corre per mordere l’ortaggio senza mai avere la reale possibilità di addentarlo.
Durante l’inseguimento spasmodico la speranza è forte, la meta è ben visibile ma – di fatto – resta fuori portata.

Ci siamo quasi ma …

Con i mezzi ordinari, oggi noi cittadini onesti, rischiamo la fine del suddetto cavallo.

In bilico sulla zattera, in balia della tempesta, attenti a non affondare remiamo sognando di raggiungere l’orizzonte.

La linea blu è davanti ai nostri occhi, la potremmo quasi toccare con mano, ci allunghiamo e per poco non cogliamo l’occasione a cui aggrapparci ma poi cadiamo. Manca ancora un altro metro, occorre remare ancora, forse domani usciremo dalla tempesta.

La ripresa economica? E' sempre all'orizzonte

… manca poco …

Io sono stanco di vivere di illusioni, basta!
Sono un uomo di scienza abituato ad affrontare gli imprevisti con la dovuta razionalità ma sono anche un uomo d’azione, uno sportivo che non si arrende difronte alle avversità.

La partita è tutta da giocare, fino all’ultimo punto.

Da stasera torno in piscina per sottopormi ad un duro allenamento: vasche su vasche senza mai fermarmi, stile libero, rana, delfino e dorso, tuffi ed immersioni.

Nuoterò col sole, con la pioggia, col caldo e con il gelo, affronterò ogni calamità meteo senza indugi.

Visto il protrarsi della crisi, a breve il solito esperto annuncerà fiducioso: «la ripresa è all’orizzonte, manca poco».
Io stavolta non mi farò trovare impreparato, e voi?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Io donatore (di sangue) arrabbiato con un sogno nel cassetto

Solidarietà vs egoismo

«Papà, che vuol dire donazione
«Significa dare un po’ del tuo sangue a chi ne ha bisogno» rispondo a mio figlio, sei anni e tanta curiosità negli occhi.
«Non ho capito» ribatte sconsolato, «perché devi donare?» conclude sorridente.

La solidarietà è un concetto ignoto ai bimbi, l’accetto.
L’egoismo di noi adulti, invece, mi provoca una insana orticaria galoppante: globalmente attenti al nostro (piccolo) mondo, non dedichiamo un attimo dell’esistenza al prossimo.

L’alibi

Maestri nell’autoassoluzione («non ho tempo», «purtroppo devo lavorare», «ho paura dell’ago», «temo infezioni»), ci aggrappiamo ad ogni possibile alibi pur di non donare il sangue.

Eppure, pagare le tasse è un dovere di ogni (onesto) cittadino, donare il sangue invece è un onore (di pochi, purtroppo).

Donare il sangue: come raddoppiare il numero di volontari?

All’ospedale Pascale di Napoli

E così, affranto per non aver coinvolto nessun nuovo donatore come auspicato, questa mattina mi reco al Centro Trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli per la mia donazione estiva.

Ma quando meno te l’aspetti, la Vita riserva piacevoli sorprese: alle otto del mattino, prima di me, la sala d’attesa del centro è già piena con  undici (11!) volontari pronti per le visite mediche.

Mentre guardo il poster “dedicato agli eroi sconosciuti che donano sangue”, la mia irritazione per non aver portato nessun familiare, amico, collega o parente si placa. La vista della mamma riconoscente mentre abbraccia il piccolino vale più di mille parole.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Come raddoppiare il numero di donatori

Sui vantaggi (fisici e morali) conseguenti a questo nobile gesto, ho già scritto vari post (cercate “donazione sangue” su questo sito).
Il mio obiettivo, ora, è un altro: se ogni donatore riuscisse ad interessare un nuovo volontario, in breve il numero dei donatori di sangue raddoppierebbe.

La tesi è semplice ed elementare, occorre solo superare l’ignoranza, la diffidenza e la pigrizia di chi ci circonda.

Aiutatemi a sconfiggere questi ennesimi «mostri» già alla prossima donazione.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

L’intruso

Attaccato in casa

Non c’è peggior sgomento di quando si viene attaccati in casa propria, il luogo per eccellenza considerato sicuro e nel quale ognuno di noi si sente protetto e sereno.

A me è accaduto ieri sera, verso le 22.30 in una tranquilla serata di mezz’estate.

Nell’appartamento sono solo, ho da poco terminato le solite faccende domestiche e stanco&strutto mi appresto a sdraiarmi sul mio bel divano rosso pieno di cuscini gialli in salotto, col telecomando SKY a portata di mano, in pantaloncino e canottiera pronto per essere abbracciato da Morfeo e cadere in quel dolce sonno che giunge quando si guarda senza interesse la TV.

Prima che gli occhi si chiudano del tutto, decido di alzarmi per aprire la finestra, quel poco che basta per rinfrescare la stanza.

Mi avvicino al balcone e dischiudo l’anta.

E in quel preciso istante che sento il rumore, mi giro di scatto ed ho subito la conferma di essere sotto attacco.
Un intruso in casa pronto a colpirmi alle spalle!

L’effetto sorpresa

E’ piccolo, nero, ha l’aria indifferente come se tutto gli fosse dovuto, si muove in quell’ambiente per lui sconosciuto con circospezione, quasi stesse esplorando la sua nuova abitazione disinteressandosi della mia presenza.

Chiaramente l’effetto-sorpresa in uno scontro è essenziale per colpire e battere il nemico ma io quasi come se me l’aspettassi non rimango completamente spiazzato e riesco ad abbozzare una minima reazione.

Lo guardo sbigottito, fisicamente sono molto più grande e forte di lui eppure sono semiparalizzato dalla paura; riesco comunque a mantenere la calma, il tempo di dietreggiare di mezzo metro e guardalo diritto negli occhi.

L’adrenalina sale improvvisamente al cervello, i miei muscoli che un minuto prima erano distesi si irrigidiscono, una goccia di sudore freddo scivola lungo il volto teso. In pochi istanti mi trasformo in un agglomerato di nervi, i polmoni iniziano a pompare aria a ritmo sempre più veloce, il cuore batte come un tamburo di uno sciamano, l’epinefrina è alle stelle, sono pronto allo scontro.

Penso con una freddezza di cui non ero conscio: “questo mostro come si permette di minacciarmi addirittura in casa mia?”

Violazione del territorio!

Con l’occhio destro controllo ogni suo movimento attento a difendermi in caso di azioni improvvise e con l’occhio sinistro guardo per un istante la mazza da scopa appoggiata al muro, a pochi metri da me.

In un infinitesimo calcolo tutte le possibilità, un piano con cento varianti è già in fase di analisi, il mio cervello sembra un computer impazzito.

Il mostro è impassibile davanti a me, nel mio salotto.
Inizia a muoversi lentamente verso la parete alle sue spalle, si vuole spostare dietro la televisione.
Forse avverte la “forza” che sprigiona il mio corpo carico di ostilità e si sente minacciato, cerca riparo.

Conquistato il “territorio” il bastardo ora gioca in difesa!

Sono trascorsi pochi minuti dalla sua invasione eppure sembra passata un’eternità, ogni nostra azione si svolge al rallentatore, come in un film visto alla moviola.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Legittima difesa: la reazione

Quel mostro non emette rumori, si muove con una calma tipica dei samurai giapponesi, è evidente la sua esperienza nell’intrufolarsi nelle case altrui.

In un attimo rompo gli indugi ed agisco: sobbalzo all’indietro, spengo la luce ed esco con uno scatto felino dal salotto sbattendo la porta dietro di me. In pochi istanti chiudo quella carogna nella stanza, la sua prigione!
Sono in trance agonistica, afferro la mazza da scopa, apro nuovamente la porta e con un balzo torno nel salotto impugnando la mia arma come fosse un machete. Sembro Jack Nicholson in “Shining”.

Con lo sguardo attento cerco quell’essere obbrobrioso ma nulla, è svanito, sparito.
Non ha lasciato tracce, nessun segno della sua presenza.
Da lontano, con l’aiuto della mia “accetta”, muovo le tende, colpisco i cuscini posti sul divano, tocco i mobili ma niente, il mostro è scomparso.

L’insetto vistosi attaccato si è mimetizzato in qualche interstizio del salotto ed io non posso più identificare la sua posizione, l’ho perso ma so che, come una cellula terroristica dormiente, si è appostato nella sua nuova tana fingendo di non esistere più per poi ricomparire all’improvviso.

Il messaggio che mi vuole inviare è palese: “ti posso colpire quando voglio ed in qualsiasi stanza, attento da oggi non vivrai più tranquillo nemmeno in casa tua.”

Il dubbio atroce: è ancora in casa?

Sfinito chiudo la porta del salotto e vado a letto.
Impiego molte ore prima di addormentarmi, a volte ho la sensazione che qualcosa strisci sulla gamba, sobbalzo dal materasso e mi riaddormento.

A distanza di anni, ricordo solo che quella notte feci un sonno molto agitato.

La mattina successiva dell’insetto non vi è più traccia, lascio la finestra aperta mentre mi godo la colazione.
In fin dei conti sono un pacifista e sono contro la violenza, offro una via di fuga al mio indesiderato ospite.

Mi preparo velocemente, con la barba sfatta e le occhiaie pesanti per la nottata turbata mi avvio verso la porta, desidero solo lasciarmi alle spalle quella triste esperienza ed andando via da casa ho l’illusione che il mostro non sia mai arrivato, mi convinco che al mio rientro “lui” in realtà non è mai esistito.

Mentre chiudo la porta di casa mi affaccio per guardare un’ultima volta il salotto. Nulla, l’insetto non si vede.

Sorrido e mentre chiudo sento un sinistro ronzio “ZZZ ZZZ”.
Sbatto la porta e scappai via.

 

(Ripropongo questo articolo per non abbassare la guardia contro altri, ben più malvagi, incursori estivi)


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

L’esame di maturità? Un «mostro» buono

Esame di maturità tra emozione e paura

«L’esame è una battaglia tra il professore e lo studente: il professore che a tutti i costi vuole promuovere lo studente e lo studente che ce la mette tutta per farsi bocciare».

Con queste sagge parole il docente di Analisi Matematica ci congedò: era l’ultima lezione e noi matricole del primo anno della facoltà di Matematica, dopo un anno di intensi studi, eravamo pronti a sostenere il nostro primo esame (di una lunga serie).

L’emozione il sentimento predominante, la preoccupazione per una possibile bocciatura la paura inconfessata.

L’esame di maturità? Un «mostro» buono

 Il mio ricordo

Eppure, a distanza di anni, ricordo con gioia quei magici momenti: la logorante attesa prima di essere convocato dalla commissione, l’agognata interrogazione, lo scarico di adrenalina post esame “comunque sia andata”, il verdetto liberatorio, il voto sul libretto la conferma di una nuovo, faticoso, passo in avanti.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Ogni esame lo stesso iter: l’apprensione fuori l’aula condivisa con gli altri compagni di corso, l’assurdo tentativo di ripetere fino all’ultimo istante utile quel teorema incomprensibile, l’incoraggiamento, le mani sudate, il conforto, la felicità dei promossi e la disperazione dei bocciati.

Parole, sguardi, solidarietà, sensazioni ed emozioni tra ragazzi acerbi difronte alle difficoltà universitarie, radici di future amicizie che ti accompagnano poi fino alla vecchiaia.

L’esame di maturità non è un «mostro»

Con gli occhi «adulti» di oggi, sorrido pensando a quelle paure tutto sommato innocenti.
L’angoscia per una possibile bocciatura la massima pena prevista, un’inezia rispetto ai problemi – quelli seri – riservati dalla Vita.

Sono anche conscio che ogni età ha i suoi problemi e l’esperienza è la giusta sommatoria di errori: ad ogni fase della crescita vanno riconosciuti i relativi ostacoli.

Nonostante la dovuta premessa, rassicuro tutti gli studenti che a breve sosterranno la maturità: tranquilli ragazzi, niente incubi e stress, l’esame non è da annoverare nella categoria dei «mostri».


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Page 4 of 4

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »