faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: sondaggio

Quale il miglior orario per pubblicare un post? [SONDAGGIO]

Come studiare il miglior orario?

La domanda perseguita l’editore web: a che ora pubblicare il post?

La giusta risposta?
Svelerebbe uno dei mille misteri della Rete.

Il sottoscritto – informatico di professione, matematico per formazione, statistico per passione – da sempre attento ai dati di Google Analytics (leggendarie, le battaglie per contrastare la frequenza di rimbalzo) e studioso degli insight facebook della fanpage ufficiale di faCCebook.eunon ha ancora stabilito la miglior fascia orario per ottenere la massima attenzione dei Lettori.

Quale è il miglior orario per pubblicare un post?

Come Gianni Morandi? Dalle 12.30 alle 14.00

La fanpage di Gianni Morandi è un caso emblematico: in questo istante, «Piace a 2.503.748 persone».
Per un (finto) improvvisato che finge di non conoscere il mondo dei social, con uno stile familiare (costruito ad arte) la pagina del cantante ha superato i due milioni e mezzo di fans!

Complimenti ai veri curatori dello spazio facebook.

Se non ricordo male, il team della fanpage di Morandi consigliava di pubblicare i post tra le 12,30 e le 14.00 (messaggio condiviso per errore da Morandi e poi smentito dallo stesso cantante).

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Il miglior orario secondo faCCebook.eu

Il sottoscritto preferisce due fasce orarie:

  • dalle 12.30 alle 14,00 (come il Morandi)
  • la sera, dalle 19.45 alle 20.30

Nel primo caso, il post – se reputato interessante- guadagna in condivisioni e salta di bacheca in bacheca.
La fascia oraria 12.30 – 14.00, in caso di successo, garantisce lunga vita al post.

Nella fascia serale, invece, la curva a campana post pubblicazione, cresce con un’impennata veloce e raggiunge picchi massimi ma muore altrettanto velocemente per l’avvicinarsi della notte.

In caso di contenuti non interessanti, nessuna stregoneria ci salverà: in questa (triste) evenienza, il comportamento non dipende dall’orario, trionfa l’indifferenza.

A proposito.
Tu, amico Lettore, a quale orario preferisci ricevere l post di faCCebook?

Con un semplice clic, contribuisci a svelare il mistero del web?

[socialpoll id=”2448295″]


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Vivere e lavorare in un open space [SONDAGGIO]

L’eterna guerra tra pinguini e draghi

Una folata di vento gelido mi pugnala alla schiena: raddrizzo istintivamente le spalle e mi irrigidisco sulla sedia come uno stoccafisso norvegese.

Il blitz è riuscito, un soffio di vita passa tra lo spiraglio della finestra e taglia l’aria pesante presente nell’open space.
Sorrido d’avanti al monitor mentre continuo a digitare linee di codice.

Il conflitto si consuma in tutti gli uffici del globo e vede contrapposte le due fazioni storiche: i draghi (la maggioranza) ed i pinguini (la minoranza alla quale appartengo con orgoglio)

Vivere e lavorare in un open space

I draghi

Combattono per preservarsi in luoghi perennemente surriscaldati: con la sciarpa al collo anche in ufficio, necessitano del calore per sopravvivere e guardano con terrore chi si avvicina alla finestra.

Incapaci di comprendere le ragioni altrui, sono i custodi dell’aria viziata.
Il panico li guida, spaventati da un possibile raffreddore etichettano chi la pensa diversamente come «intolleranti».

I pinguini

Sognano un ambiente semipolare convinti che il freddo aiuti a restar freschi e concentrati: necessitano del cambio d’aria continuo.

Cacciati dai colleghi, condannati con processi sommari, marchiati come i peggiori tra i lamentosi, perlopiù inascoltati anche se le loro ragioni sono sostenute da teorie scientifiche acclamate: cambiare aria in ufficio ogni due ore fa bene a tutti.

In inverno, nell’open space, la minoranza viene sopraffatta quotidianamente.
Spiragli zero, aperture sigillate, atmosfera ferma.

Nessun compromesso, niente onore delle armi: ai pinguini non resta che attendere tempi migliori.

L’open space, come è dura la convivenza

E’ l’ora dello snack: biscotti per i golosi, yogourt per i salutisti.
I profumi diffusi nell’unico grande ufficio ci preparano per il pranzo.
L’antipasto è servito.

Cuffiette, musica, testa nel monitor, ognuno cerca l’isolamento dal brusio di sottofondo incessante.

Siamo in pieno inverno anche se, per la guerra sopra descritta, nell’open space la temperatura percepita è quasi trentotto gradi nonostante fuori la colonnina di mercurio non superi i dieci.

L’open space è un’unica grande piazza dove la privacy è un optional: viviamo tutti insieme per otto, intense ore lavorative e come ogni luogo ove la convivenza è forzata, la sopportazione è virtù rara.

Colleghi, la vita nell’open space è dura: che tu sia un drago o un pinguino, sii tollerante.

Camorra e società civile, quale il confine?

Soluzione inseparabile

Verso lo zucchero di canna nel caffè.
Sono al bar, la tazzina è bollente come la tradizione napoletana impone; col cucchiaino giro la miscela che assorbe il saccarosio.
Dopo pochi istanti, il caffè e lo zucchero costituiscono un’unica soluzione inscindibile: ora non è più possibile separare la bevanda dal dolcificante.
Il processo di fusione è irreversibile e nessuna regola fisico/matematica sarà capace di dividere le due sostanze oramai indissolubilmente legate.

La diga compatta

L’acqua trasparente scende lungo il letto del piccolo fiume.
Sassi disposti in modo disordinato si oppongono al passaggio del liquido che, senza fatica, passa tra le pietre continuando la sua corsa a valle.
Osservo una semplice regola: se i sassi sono vicini formano una piccola diga compatta che impedisce all’acqua di passare. Al contrario, se lo spazio tra le pietre aumenta, il flusso dell’acqua diviene potente e travolge tutto ciò che incontra.

La camorra, parte integrante della società civile

Il sondaggio

Mi chiedo:  quale relazione esiste tra la camorra (mafia, ‘ndrangheta e criminalità organizzata) e la società civile?

Sono oramai due elementi inscindibile – come lo zucchero miscelato nel caffè – oppure lo Stato riuscirà ad arginare il fenomeno malavitoso come i sassi con il fiume?
A voi la risposta.

[socialpoll id=”2254734″]


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Arte moderna o lo scarabocchio di un bimbo dell’asilo?

La piccola parete bianca è interamente occupata da un quadro, suppongo di arte moderna.

Sono in una sala d’attesa (per la comprensione di questo post, risultano superflui ulteriori dettagli) ed aspetto il mio turno con calma olimpica.
Oltre a me, una mamma chatta con lo sguardo perso nello smartphone ed il figlioletto (sei, sette anni) fisicamente presente ma con la mente trasferito nella dimensione spazio-temporale del videogames baby-sitter.

In pratica, sono solo e qualsiasi tentativo di comunicazione con i due alieni risulta vano.

Mi resta una sola distrazione: osservare il quadro che ho difronte, proprio sopra la testa dei due esseri viventi con protesi tecnologica innestata.

arte moderna o disegno astratto di un bimbo dell'asilo?

Scruto con attenzione, intravedo strumenti musicali volanti, un tamburo magico, atmosfere da tribù africana e stregonerie varie …
Stringo le meningi, aggrotto la fronte ma proprio non riesco a sciogliere il mistero.

Questo dipinto è arte?

La mia ignoranza suggerisce altro, forse un concetto troppo osceno per essere reso pubblico ma sono in ballo e continuo a ballare.
A me, l’accrocchio di colori, le forme irregolari e le posizioni irrazionali delle figure ricordano uno scarabocchio partorito dall’irriducibile fantasia di un bimbo dell’asilo.

Ce l’ho fatta, ho sputato il rospo!

«Mamma devo fare pipì» brontola il pargoletto spezzando le congetture filosofiche trasmesse dalla visione dell’opera.
La donna ed figlio si allontanano, lei continua a chattare mentre il bimbo cammina con la testa china sulla console.

Approfitto della solitudine e fotografo il «mostro».
A voi la sentenza.

[socialpoll id=”2237900″]

Baci Perugina vs Ferrero Rocher

Baci perugina, invenzione geniale

La mia cultura matematica impone una dimostrazione per ogni affermazione onde evitare il qualunquismo galoppante.

Se dichiarassi «i giovani di oggi sono tutti maleducati» farei la figuraccia dell’ignorante presuntuoso: anche io (in modo relativo) sono giovane ed il teorema colpirebbe la massa in modo indiscriminato senza nessuna eccezione.

Non ho prove concrete per sostenere questa teoria (spavalda) anzi basterebbe il comportamento civile e garbato di un adolescente per demolire l’ipotesi generalista.

Eppure, c’è chi ha trasformato frasi propagandistiche (non dimostrate) in un business milionario.
Non pensate male adesso, non mi riferisco ai nostri politici bensì agli astuti inventori dei Baci Perugina.

Tralascio sulla qualità del prodotto, il piacere è soggettivo e focalizzo l’attenzione sui messaggini incorporati nel cioccolatino.

Baci Perugina vs Ferrero Rocher

Le famose frasi d’amore

Dal sito ufficiale, consulto la sezione I Bigliettini di Baci e leggo la frase d’amore degli anni 2000

«essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti, amare profondamente ci rende coraggiosi» (Leo-Tzu, VI secolo a.C.).

Ebbene, è noto perché il vecchio saggio abbia esposto questo concetto?
Ha riferito il profondo pensiero ai suoi adepti dopo una delusione affettiva?
Ha conosciuto egli stesso persone che hanno «amato profondamente»?
Ed in numero tale da poter studiare un campione rappresentativo dell’intera Umanità?

Dubito.

I Baci Perugina contengono concetti non dimostrabili, quindi generalisti che alimentano l’entropia dell’Universo.

Per questo io preferisco – senza nessuna esitazione –  il gustoso silenzio dei Ferrero Rocher.

E tu, caro Lettore goloso, quale dolce filosofia ami?

[socialpoll id=”2189475″]

 

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »