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Tag: storia (Page 3 of 5)

Perché dimenticare l’amore? [Domande perBeni]

Dimentica l’amore
(ma non di buttare la pasta)

“Gentile Dr. Beni,
c’è quest’ uomo che abita con me e dice di essere mio marito, ma io non so chi sia. 
Parenti e amici mi dicono che il giorno delle mie nostre nozze, dopo il sì di risposta al prete, sono fragorosamente caduta. 

Al mio risveglio ricordavo tutto, il mio nome, le scuole frequentante, il pin della sua carta di credito, ma di lui niente!

Tra tutto quello che si può dimenticare, perché io ho dimenticato l’amore?”
Drusilla

Dimenticare un amore?

Antonio P. Beni risponde

Cara Drusilla, la tua lettera mi ricorda una storia che lessi due giorni fa.
Una storia bellissima, avvincente e speciale.
Peccato che non ricordi il finale, i protagonisti e la storia stessa.

L’amore è spesso un perdersi e ritrovarsi.

La maggior parte delle persone dopo pochi anni di convivenza commenta nel buio della notte “Perché mai sto con questo?”

Nel tuo caso non hai dovuto attendere mesi o anni, né di spegnere la luce.

Quando l’amore della tua vita diventa un estraneo e sono passati solo due minuti, le domande da farsi sono altre.

  1. Ho chiuso l’acqua prima di uscire?
  2. Potrei essere già sposata con un altro e non saperlo?
  3. Perché mi ricordo della suocera di questo?

Ho studiato un caso come il tuo durante il mio tirocinio.
Al tempo ero giovane, inesperto e amavo sniffare arachidi salate in superficie.
Lei si chiamava Eva, aveva vent’anni ed era bellissima.
Mi innamorai senza pensare alle conseguenze.

Infatti, dopo una fugace fuga d’amore a Casoria, cittadina che al tempo ere definita la Parigi di Napoli Nord, lei mi lasciò.
Il motivo fu semplice, non ricordava io chi fossi, né perché volessi costringerla a sniffare arachidi.
La delusione fu tanta, mi durò quasi due giorni.

Capisco che tuo marito oggi si senta frustrato, solo e senza leve per farti stirare le sue mutande, e che tu ti senta di tradirlo ogni volta che vai a letto con lui, ma avete un’opportunità.
Rinnovare ogni giorno il vostro amore: dimentica cosa vi sta dividendo, ricorda solo cosa vi ha uniti.

Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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    Punta Epitaffio, se fossi un gabbiano [FOTO]

    Alla scoperta del parco sommerso di Baia

    Ai suoi piedi, un’intera città.
    Duemila anni di storia sotto gli occhi attenti di chi, per natura, combatte ogni giorno per sopravvivere.
    Un pescatore cinico, un predatore astuto, una creatura libera.
    Il gabbiano, immobile sullo scoglio di Punta Epitaffio, osserva il battello ondeggiare sul mare di fine settembre, a pochi metri dal costone di Bacoli.

    Il Capitano manovra contro il vento che, improvviso, alimenta le acque agitate.
    Siamo a poche centinaia di metri dal porto, sul battello col fondo finestrato per osservare il parco archeologico sommerso di Baia.

    Il piccolo volatile ci guarda indispettito.

    Lui: fermo, sicuro, severo, padrone del mare.
    Noi: sul ponte dell’imbarcazione, pronti a scendere gli scalini che ci porteranno nella “stiva col fondo trasparente”.

    Il gabbiano di Punta Epitaffio

    Punta Epitaffio, attacco di claustrofobia

    Le condizioni del mare ed il meteo instabile nascondono l’antica città sottomarina.
    Baia sommersa – per il sottoscritto – resta sommersa.

    Dagli oblò sotto la nave non vedo colonne, reperti e statue romane ma solo un impenetrabile muro d’acqua blu.
    Dopo pochi minuti, la claustrofobia prende il sopravvento e risalgo sul ponte dell’imbarcazione.

    Una boccata d’ossigeno e riprendo colore.

    Il battello continua ad ondeggiare, il gabbiamo è ancora fermo sullo scoglio.
    Il pennuto impettito lancia uno sguardo di scherno.
    Poi si mette in posa.
    «Piccolo mostro, abbi rispetto per un claustrofobico» ribatto mentre scatto la foto-ricordo.

    La magnifica zona flegrea

    Approfitto della postazione favorevole e del ponte libero (gli altri turisti non claustrofobici, sono tutti di sotto) per fotografare il il castello Aragonese.

    La zona flegrea resta un luogo magnifico, nonostante tutto.

    Il castello Aragonese, Baia

    Punti di vista

    Dopo un’ora e mezzo di navigazione, il battello rientra.
    Il bipede burlone resta sul suo scoglio, in attesa dei prossimi gitanti.

    Oltre ad essere un gabbiano mattacchione, soffrirà anche di delirio di onnipotenza: secondo il Capitano, vive su quello scoglio di Punta Epitaffio, con la città sommersa ai suoi piedi ed il Castello sott’occhio.

    Proseguo la passeggiata sulla terraferma verso la piccola collina sopra Baia.
    Osservo il magnifico panorama.
    Dall’alto.
    Come se fossi un gabbiano.

    Il litorale flegreo visto dall'alto


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    Grotte di Seiano, panorama mozzafiato [FOTO]

    Grotte di Seiano, 800 metri dopo …

    Lunedi 19 settembre

    Quindici minuti, è il tempo necessario per attraversare la Grotta di Seiano, la galleria che da Coroglio porta ai piedi della collina di Posillipo.

    Meno di ottocento metri e ci lasciamo alle spalle l’ex Italsider, il «mostro» di Bagnoli.
    Meno di ottocento metri per giungere nel magnifico parco archeologico -ambientale di Posillipo o del Pausilypon, tra il vallone della Gaiola e la baia di Trentaremi.

    Usciti dalla grotta, ci aspetta un panorama mozzafiato, impossibile (per il sottoscritto) da descrivere.

    Panorama dalle Grotte di Seiano, Napoli

    Procida, Ischia e Capri: il trio delle meraviglie

    La pioggia della notte spazza via la foschia, i colori sono vivi e la visuale perfetta.

    Alla nostra sinistra, dopo la baia di Trentaremi, la zona flegrea, Capo Miseno, Procida ed Ischia sono in mostra per uno scatto perfetto.

    Dopo la Gaiola, Capri è in posa: la vanesia signora distesa nel mare attende solo di essere immortalata.

    Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

    La galleria fotografica

    Le parole sono superflue, il luogo è un concentrato di storia e natura unici nel loro genere.
    A voi Lettori la mia testimonianza.


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    L’intervista dell’anno: I want you!

    L’aforisma

    ognuno ha una storia da raccontare, basta porgli le giuste domande

    (Mario Monfrecola)

    Concordo con l’autore.

    Io, giornalista per gioco (e passione)

    Il piacere di ascoltare le storie altrui è il motore che spinge il sottoscritto ad intervistare chiunque abbia voglia di rispondere alle domande di un finto giornalista.

    Ok, l’ammetto:

    • adoro giocare al giornalista
    • sono un ottimo uditore
    • cerco persone da intervistare ed il prossimo puoi essere proprio TU!

    Io, giornalista per gioco, voglio TE per l'intervista dell'anno!

    Come avviene l’intervista

    Ci incontriamo (se possibile) per una conversazione informale, ascolto la storia, memorizzo i particolari, scatto due o tre fotografie al prescelto.

    Indosso i panni del Lettore Curioso e stilo dieci domande non banali (o almeno ci provo) che ognuno di noi vorrebbe porre.

    Dieci domande, un punto di vista inedito con un un solo obiettivo: accendere il riflettore sull’intervistato per far conoscere al pubblico una nuova, interessante storia.

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    AAA voglio TE per l’intervista!

    Le buone intenzioni non bastano. la categoria delle interviste di faCCebook scarseggia di «mostri».

    E mi dispiace perché – sono sicuro – ognuno di Voi, amici Lettori, ha delle risposte interessanti dentro sé stesso.

    Bastano le opportune domande e la giusta dose di autoironia: perché se ti prendi troppo sul serio, ti escludi da solo.

    Bando alle ciance, contattami subito (scegli tu il canale social o l’email nella colonna a destra del post)

    Un clic per la TUA intervista 🙂


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    Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo

    Scavi di Ercolano, duemila anni dopo

    L’onda anomala – acqua, sale, fango, lava, polvere, detriti, magma – ferma la vita e congela Ercolano.
    Dopo duemila anni, a noi turisti moderni, gli scheletri assiepati nei depositi delle barche – il mare, la via di fuga istintiva – suscitano ancora emozione e spavento.

    Uomini speranzosi in attesa della fine dell’eruzione.
    Corpi ammassati, testimoni immortali della Storia che il Vesuvio ha reso eterni.

    Scavi di Ercolano, gli scheletri assiepati nei depositi delle barche

    Il viaggio nel tempo

    Arrivo agli scavi di Ercolano e dopo aver varcato la soglia, come in un film, mi ritrovo nell’antica Roma.

    Un fantastico viaggio nel tempo: passeggiare lungo le strade percorse dai nobili seduti nelle loro lettighe portate dagli schiavi, camminare dove le pesanti e rumorose carrozze sfrecciavano, osservare dall’interno una villa di un commerciante per comprendere come vivevano nel 79 d.C. è un’esperienza indimenticabile.

    Scavi di Ercolano, la macchina del tempo perfetta

    Resto colpito dai dettagli: il letto (sarà una piazza e mezzo?), una magnifica vasca da bagno, la piccola cucina (compresa di toilette), il legno annerito, una porta scorrevole per separare due ambienti, gli eleganti mosaici rosso pompeiano, la cura per il corpo nelle piccole piscine termali a diversa temperatura.

    E poi: il sistema fognario per far confluire le acque piovane e reflue fuori dal centro abitato, un cartello che invita a non gettare rifiuti a terra onde evitare pene esemplari (solo per gli schiavi erano previste le frustrate – la Legge non è mai stata uguale per tutti).

    Un luogo magnifico ed unico!
    (non amo il punto esclamativo ma quando ci vuole, ci vuole!)

    Tip and Tricks

    Nel momento in cui scrivo, il biglietto di ingresso costa 11€ per gli adulti (i bimbi entrano gratis).

    Per chi giunge in auto (uscita Ercolano dell’A3), il garage adiacente gli scavi esige 2€ l’ora.
    Per i più tenaci, è possibile anche sostare la macchina nei pressi degli scavi sulle strisce blu oppure, allontanandosi verso il centro, anche su strisce bianche (gratuite).

    La guida ufficiale della Regione Campania (preparata e gentile): 10€ ad adulto.
    Da quanto ho capito, la guida organizza gruppi di dieci, quindici persone e parte per il tour che dura dalle due alle tre ore a secondo del numero di persone, del meteo e … della resistenza.

    Perché la visita è faticosa quanto affascinante.
    E’ necessario organizzarsi con bottiglie d’acqua e cappellino, il sole non perdona (attenzione a non esagerare col bere, durante l’escursione non è possibile la sosta ai bagni).

    Scavi di Ercolano, la magnifica macchina del tempo

    Scavi di Ercolano, le (mie) foto

    Mi rivolgo direttamente a te, amico Lettore.
    Gli scatti non rendono giustizia alla magnificenza del luogo: visita gli scavi.

    Osservazione di un turista alla vista degli scheletri:

    «se l’eruzione fosse oggi, gli scheletri avrebbero tutti la stessa posizione: col cellulare in mano»

    Come dargli torto.


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    E se partissi per Leicester?

    Leicester, 285.000 star da intervistare

    Leicester è la notizia del momento.
    Nell’anonima cittadina inglese, ogni impercettibile evento è di interesse globale.
    I 285.000 abitanti, potenziali divi di talk show: i media pagano oro per intervistare un leicesteriano doc.

    Carta igienica morbida o colorata?
    Esistono gli alieni?
    Insalata con aceto o limone?

    Le domande di sempre si arricchiscono di un nuovo tassello: l’opinione del tifoso vincitore della premier League 2016!

    E se andassi a Leicester, li centro del mondo?

    La nuova casa del circo mediatico

    L’avido circo mediatico, alla continua ricerca del «mostro» da sbattere in prima pagina, deve sfamare le ingordigie del telespettatore-zapping.

    Due, tre giorni di full immersion tra le vie del capoluogo inglese, tra le pareti delle ordinate villette a schiera a cento miglia da Londra.

    Poi, d’incanto, di Leicester non ne sentiremo più parlare.

    Napoli – Leicester, 2240 chilometri

    Il diritto di cronaca imporrebbe al sottoscritto una trasferta nel centro del mondo.
    Un’intervista a Claudio Ranieri?
    Un selfie con il Sindaco?

    Napoli-Leicester: Google Map calcola 1.392 miglia pari a 2240,207 chilometri da percorrere con l’auto in 21 ore e 28 minuti (19 ore 54 minuti senza traffico).
    Oppure in aereo da 232€.

    Guardo il meteo.
    Le nuvole vanno via, ritorna il sole.
    Da lunedì il circo mediatico monterà le tende in un’altra arena, alla ricerca di un nuovo «mostro» da beffeggiare.

    Meglio un weekend al mare.


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    Amicizia, riflessioni simmetriche

    La voglia di essere attore principale della propria vita

    anch’io mi sarei staccato dal muro ed avrei partecipato alla festa

    Sugli obiettivi futuri e la determinazione (a volte ottusa) per raggiungerli

    Ci poniamo delle mete, ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a realizzarle, che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate

    Amicizia, riflessioni da «La simmetria dei desideri» di Eshkol Nevo e Ofra Bannet

    L’innata malizia femminile (una bimba di sei anni gioca con due coetanei)

    da parte sua lei concedeva il suo favore ora all’uno ora all’altro, ben attenta a lasciare ad ognuno un barlume di speranza, così da tenerli entrambi legati

    Sugli amici di sempre che crescono insieme a noi

    quando un amico ti sta vicino e lo vedi ogni giorno, i suoi movimenti sono talmente impercettibili che può cambiare senza che tu te ne accorga. Ma a distanza …

    La simmetria dei desideri

    Frasi estratte da un appassionante ebook che sto leggendo ma non ho ancora terminato.
    Trattasi di La simmetria dei desideri di Eshkol Nevo e Ofra Bannet

    Giunto all’atteso finale, seguirà la dovuta recensione.

    Per il momento, mi gusto la lettura rigo per rigo ed assaporo la storia con lo stesso piacere di chi sorseggia un buon vino in compagnia dei suoi vecchi amici di sempre.

    dedicato a tutti i compagni di viaggio che non incontro più


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    Reggia di Caserta, dove lo splendore cancella il degrado

    Reggia di Caserta, magnifica e maltrattata

    Nel week end di Pasqua, secondo le stime, alla Reggia di Caserta sono giunti più di settemila visitatori (tra cui il sottoscritto).

    Può la magnificenza del luogo occultare la disorganizzazione?

    A mente fredda scrivo questo post perché un monumento così affascinante merita ben altra attenzione da parte delle Istituzioni (e rispetto per il visitatore).

    Il bar: chiusura ore 17,00

    Sabato 26 marzo, ore 17,00.
    «Per cortesia, dovreste uscire. Dobbiamo chiudere …».
    L’esercito di turisti provenienti da ogni angolo del mondo resta fuori.
    Nessuna possibilità di acquistare una bottiglietta d’acqua, rifocillarsi dopo la lunga passeggiata, mangiare uno snack.

    Le sedie capovolte sui tavoli, il pavimento bagnato, i cestini pieni (senza differenziare i rifiuti).
    Si spengono le luci, il punto ristoro della Reggia di Caserta chiude alle cinque del pomeriggio.

    «Non dipende da noi» ribatte la gentile cameriera alle mie proteste («perché chiudete? Ci sono ancora tantissimi turisti!»).
    Eppure un panino ed una bottiglietta d’acqua costano 7€ e l’ingresso 12€ a persona.

    Reggia di Caserta, lo splendore nasconde la disorganizzazione

    La toilette: indecenti

    I wc: tre piccoli bagni incastonati alla fine del cantiere proprio di fronte agli appartamenti reali.
    A metà mattinata i servizi igienici sono già in condizioni indecenti.
    Mi colpisce il wc per i disabili: un cartello sentenzia l’inagibilità.
    GUASTO.
    Non oso immaginare i gabinetti riservati alle signore …

    Reggia di Caserta, splendore e degrado

    L’ippodromo

    Carrozzelle stile ottocento percorrono i lunghi viali che portano i turisti fin sopra la fontana (se non erro, il costo è di 50€ a famiglia).
    A chiunque non sia un fantino salta all’occhio l’eccessiva velocità dei cavalli, ben oltre il limite di sicurezza (si pensi ai tanti bambini presenti).

    «Non siamo all’ippodromo!» protesta un uomo all’ennesimo passaggio a tutta birra.
    Il cavaliere (poco errante) ribatte in tono polemico mentre sfreccia via con la carrozzella.
    Cafoneria galoppante.

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    La Reggia di Caserta: magnifica

    Una impagabile passeggiata tra storia e natura, la stupenda fontana (abitata da pesci enormi!), il verde dei giardini inglese, il silenzio regale del bagno di Venere, la maestosità degli appartamenti reali cancellano la miopia di chi gestisce cotanta bellezza.

    Gli addetti non brillano per professionalità e ospitalità (io stesso vedo sbarrare il cancello per accedere ai giardini inglesi alle quindici con i turisti impossibilitati ad entrare e privi di spiegazioni – dubito che il personale parlasse inglese).

    L’amarezza di dissolve di fronte a tanto fascino.

    Reggia di Caserta, splendore e degrado

    Fuori la Reggia, l’indifferenza

    Esco dalla Reggia appagato.

    Verso le diciannove, fuori regna il silenzio.
    Nessuno indirizza il turista verso un possibile itinerario alternativo, un pernottamento, una pizza o semplicemente un info point con gadget e cartoline.

    Gli unici ricordi sono esposti dai venditori abusivi.

    Caserta è assuefatta al suo popolare monumento, l’economia indotta dalla maestosa opera non genera ricchezza per la città?

    La Reggia di Caserta sembra interessare solo i turisti.
    Pazzesco.

    Felice vado via.
    Tornerò.
    La magnificenza del luogo sconfigge la disorganizzazione dell’uomo.


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    Ed il Vesuvio nascose la testa (per la vergogna)

    La foto

    Il Vesuvio, per la vergogna suscitata dai ripetuti cori beceri che coinvolgono il suo altisonante nome contro Napoli, nasconde la testa tra le nuvole.

    Ed il Vesuvio nascose la testa (per la vergogna?)

    Ed il Vesuvio nascose la testa (per la vergogna?)

    Cultura vs razzismo

    In attesa di quell’importante giorno quando la cultura cancellerà definitivamente il razzismo ed il pregiudizio, non mi resta che attestare come il «mostro» sia ancora vivo e forte.
    Nella testa dell’ignorante.


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    Al castello di Baia: l’arte è più bella se gratuita?

    Museo Archeologico dei Campi Flegrei

    Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei merita una visita.
    Meglio se gratuita.
    Come la scorsa domenica, primo weekend di dicembre.

    Non mi resta che aggregarmi al gruppo, partenza ore 10,30 dall’ingresso del castello di Baia.

    Il viaggio nell’antico impero romano dura cinquanta, intensi minuti.
    Osservo antichi reperti risalenti a più di duemila anni fa che ricostruiscono la vita di Pozzuoli; l’antica colonia ricca di storia.

    Castello di Baia: se l'arte è gratuita, è più bella?

    Castello di Baia: se l’arte è gratuita, è più bella?

    La prima domenica del mese l’arte è gratuita

    Statue pescate in mare, resti trovati nelle masserie della zona flegrea.
    Ascoltare gli aneddoti ed i destini di quegli uomini vissuti prima di Cristo è affascinante.

    Merito della guida, davvero brava.
    Merito dell’omaggio offerto dal Ministro dei Beni Culturali.

    La magnifica zona flegrea

    Dopo il tour, fotografo lo spettacolare panorama apprezzabile dal castello.
    In questa limpida domenica di dicembre, la spiaggia del faro mostra colori straordinari.

    Un post-it mentale da riprendere in primavera, la tentazione di un bagno in queste acque supera la fatica della scarpinata.

    La spiaggia del faro di Baia, sotto il castello

    La spiaggia del faro di Baia, sotto il castello

    Baia, Bacoli, Monte di Procida, Procida … dal terrazzo del castello immortalo il magnifico paesaggio.

    Il magnifico panorama dal castello di Baia

    Il magnifico panorama dal castello di Baia

    Scendo soddisfatto ed incrocio un nuovo esercito di visitatori pronti per una nuova visita.

    E’ chiaro: l’arte gratuita piace 🙂

    Il giorno degli scatoloni

    Dalle puntate precedenti

    E’ giunto il giorno dei saluti: un gruppo di marinai abbandona la nave “HP Pozzuoli” per sempre.
    Gli uomini raccolgono i propri effetti personali negli scatoloni, salgono su una scialuppa e scompaiono all’orizzonte.
    L’addio, per il fedele marinaio, è una profonda ferita …

    Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
    Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
    Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
    Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio
    Puntata5: Chi è il verno nemico?

    Il saluto

    «Vorrei dire qualcosa ma non trovo le parole».
    Il fedele marinaio saluta il vecchio Gabriele, un amico con un destino diverso.
    Pochi minuti prima, col sorriso forzato, l’addio ad Isa pronta ad abbandonare la nave “HP Pozzuoli”.

    Isa, Gabriele, Antonio, Gianni, Davide … da domani navigheranno in mari diversi.

    Dopo quasi vent’anni di viaggi affrontati nella stessa barca, gli uffici del nord smantellano la squadra: una piccola parte promossa sulla terraferma, la maggioranza vivrà sul piccolo e misterioso isolotto dal futuro incerto, chi rifiuta andrà via – per sempre.

    «In bocca al lupo a voi che restate» è l’augurio di chi non crede alle promesse della multinazionale e rinuncia.

    La comunicazione

    La nave “HP Pozzuoli” è ferma nelle acque calme, la fine dista poche ore.
    Un funzionario degli uffici del nord sale a bordo, l’aspetto rassicurante tradisce le reali intenzioni dell’uomo.

    Dal megafono ordina perentorio: «depositate ogni bene aziendale nello scatolone posto al centro del ponte: chiavi, telefoni, computer e la divisa. Consegnate tutto prima di scendere sull’isolotto, avete 48 ore di tempo a partire da questo istante».

    Difronte la platea ammutolita, il funzionario degli uffici del nord non mostra segni di rispetto.
    Anzi, infierisce: «coloro i quali rifiutano l’isolotto, lascino entro stasera la nave».

    Il tempo degli scatoloni

    Una nuvola di tristezza cala sulla nave.
    I marinai che hanno scelto un fato diverso, raccolgono i propri effetti personali in piccole scatole.
    Chi resta, invece, consegna vent’anni di ricordi in un unico, grosso scatolone.

    La metafora beffarda è servita: «piccole scatole per destini individuali, lo scatolone per il destino di gruppo».

    L'addio dei marinai

    L’addio

    L’uomo osserva impotente gli altri marinai abbandonare la nave nel silenzio generale e questa assurda calma piatta gli provoca una profonda ferita nella coscienza.

    Vorrebbe fermarli, abbracciarli ad uno ad uno, rimediare a tale ingiustizia, bloccare la fine, invertire la traiettoria, sfidare la sorte, riprendere la navigazione verso l’orizzonte, solcare di nuovo le onde perché la vita di un marinaio è nel mare aperto, insieme ai suoi marinai.

    Mille avventure, tempeste e difficoltà, successi e burrasche, momenti di gloria e sconfitte, da giovani ad uomini la nave “HP Pozzuoli” ha forgiato la loro esistenza.

    Ma oggi è il giorno dell’addio, un gruppo andrà via – per sempre.

    I marinai, aggrappati ai loro scatoloni come salvagente, salgono sulla scialuppa. Pochi minuti e la piccola imbarcazione si allontana e scompare al tramonto.

    Con il dolore nell’anima, il fedele marinaio scruta impotente la scena.
    Non ama le parole inutili, preferisce cercare le risposte nei libri, i detentori delle chiavi per leggere l’animo umano.

    Ai suoi marinai, dedica a denti stretti i versi immortali del Manzoni.

    tutto ei provò: la gloria
    maggior dopo il periglio,
    la fuga e la vittoria,
    la reggia e il tristo esiglio:
    due volte nella polvere,
    due volte sull’altar.


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    Chi è il vero nemico?

    Dalle puntate precedenti

    Mancano una manciata di giorni per l’ultimo attracco, sulla nave “HP Pozzuoli” cala la nebbia ed i 160 marinai, impegnati in una lotta interna, dimenticano il vero nemico da combattere.

    Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
    Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
    Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
    Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio

    L’agnello sacrificale

    «Siamo caduti nella trappola» il fedele marinaio ammette l’errore.
    La nave “HP Pozzuoli” è prossima all’ultimo attracco, il piccolo isolotto dista pochi giorni di navigazione.
    Una manciata di ore e la fine avrà inizio, gli uffici del nord potranno così depennare la sede flegrea dall’elenco globale delle maestranze da comandare.

    I 160 marinai, abbandonati ad un premeditato destino, sono vittime di un piano perfetto.
    A loro insaputa, chi avrebbe dovuto guidarli, li ha traditi; chi avrebbe dovuto tutelarli, li ha venduti.

    Un complotto tra falsi rivali, antagonisti in pubblico e complici tra le private stanze: individuare l’agnello sacrificale è risultato fin troppo facile.

    Affondare “HP Pozzuoli”, spezzare qualsiasi legame con gli uomini che hanno contribuito alle fortuna della casa madre perché il sacrificio di una unità servirà al salvataggio dell’intera flotta.
    Almeno fino al prossimo ordine, fino al successivo tradimento.

    Dividi et impera

    Una fitta nebbia cala sulla malridotta imbarcazione, la visibilità è nulla, ad occhio nudo risulta impossibile capire cosa accadrà a breve, la nave barcolla tra le onde, isolata risulta invisibile al mondo.

    Le ferite lacerano l’animo dei lavoratori oramai provati da due mesi di continue pugnalate amiche, la lucidità scarseggia, i marinai divisi in fazioni contrapposte combattono un’inevitabile guerra fratricida.

    HP Pozzuoli immersa nella nebbia: chi è il vero nemico da combattere?

    HP Pozzuoli immersa nella nebbia: chi è il vero nemico da combattere?

    «Contattiamo gli uffici del nord, accettiamo la resa incondizionata» urlano da un angolo del ponte.
    «Trattiamo prima di giungere sull’isolotto, possiamo ancora cambiare la sorte» protesta un gruppo di uomini.

    Frammenta e comanda, l’antica regola vale anche oggi: per governare un popolo bisogna dividerlo, istigare rivalità, fomentare discordie.

    Marinai contro marinai e nessuno ricorda più il nome del vero nemico da combattere.

    L’illusione del numero congruo

    Sul ponte della nave fantasma, i pensieri del fedele marinaio sono spezzati da una giovane voce.
    «Marinaio, come siamo giunti fino a questo punto?» chiede la recluta con gli occhi dello stupore.

    Senza voltarsi – come volesse parlare al mare – il fedele marinaio con tono pacato ed il peso dell’ingiustizia sulle spalle ribatte convinto.

    «La guerra è sporca e quando il pericolo colpisce in prima persona, prevale il becero individualismo. I gruppi si frantumano sotto i colpi dell’egoismo, la forza dell’unità fa posto al si-salvi-chi-può. In guerra, non esiste un’operazione non traumatica nè tantomeno un numero congruo di marinai sacrificabili. Ogni battaglia porta ferite irreparabili sia negli sconfitti che nei presunti vincitori».

    I 160 marinai si preparano all’ultimo ormeggio.

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