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Tag: storia (Page 4 of 5)

«Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio

Dalle puntate precedenti

La nave “HP Pozzuoli” naviga verso l’isolotto, i 160 marinai oramai rassegnati all’infausto destino sono incapaci di reagire a qualsiasi ordine giunto dagli uffici del nord.
Può un solo uomo cambiare le sorti già segnate?
Forse no, però un solo uomo può decidere secondo i propri principi e vivere con dignità anche le vicende più drammatiche.

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?

L’ordine inderogabile

«Entro due settimane, dovete affondare la nave “HP Pozzuoli”».
Il comando giunto dagli uffici del nord è perentorio, scolpito nero su bianco.

Il dispaccio è nelle robuste mani del fedele marinaio, liberato dai suoi stessi carcerieri dopo l’ammutinamento, la ribellione figlia della paura che ora porta la nave “HP Pozzuoli” verso l’inesorabile destino.

«Giunti sull’isolotto, centoventi vi si stabiliranno mentre i seguenti quaranta saranno prelevati per tornere nella capitale» continua il messaggio.
Seguono nomi e cognomi dei prescelti, strappati al mare e trasferiti sulla terraferma.

La rotta controllata dagli uffici del nord

“HP Pozzuoli” viaggia in acque tranquille, la tempesta appare lontana.
Nessun marinaio presiede il ponte di comando, la nave è guidata a distanza e la rotta stabilita dai lontani uffici del nord.

I 160 uomini, attanagliati dal panico, smarriscono qualsiasi forma di opposizione, paralizzati dall’incertezza del futuro sono oramai ridotti ad automi inermi.

La quiete apparente nasconde l’inganno, la fine di”HP Pozzuoli” e dei 160 professionisti è prossima ed accettata con rassegnazione crescente.
L’ineluttabile fato potrà essere modificato?

«Burattini, siamo burattini nelle mani dei superiori» è la pacata riflessione del fedele marinaio.

principi e dignità, l'orgoglio dell'ultimo marinaio

L’orgoglio dell’ultimo marinaio

L’uomo è solo sul ponte della nave, l’isolotto è visibile ad occhio nudo.

«Ci ordinano di affondare le nostre vite, tradire i principi nei quali crediamo. Come possiamo accettare? Cosa siamo diventati?» riflette mentre il sole tramonta alle sue spalle.

«Non lottiamo più, ci siamo arresi, abbiamo perso, siamo divisi e rassegnati. Gli uffici del nord hanno vinto, la partita è finita!» le voci degli automi riunitosi in spontanee assemblee si alza da ogni angolo della nave.

Il fedele marinaio guarda il foglio di carta che ancora conserva tra le robuste mani tipiche di chi ha sempre navigato.
Con rabbia strappa il dispaccio e riduce il messaggio in mille innocui coriandoli portati via dal vento.
«IO NON SONO D’ACCORDO» urla a denti stretti con l’ultima goccia di orgoglio.

fatti non foste a viver come bruti?

Dalle puntate precedenti

Il fedele marinaio è vittima di un ammutinamento.
I suoi compagni di viaggio, stanchi e sconfitti, accettano l’invito degli uffici del nord e decidono di attraccare sul piccolo isolotto nonostante siano coscienti della trappola che li attende.
Al fedele marinaio, allontanato nella sua cabina, non resta che trovare la risposta tra i libri …

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione

L’ammutinamento

Il fedele marinaio se l’aspettava, l’ammutinamento – come il tradimento – è parte della Storia.

I 160 uomini della malridotta nave “HP Pozzuoli” cedono alla tentazione delle sirene.
Il piccolo isolotto è a portata di naso, la sicura terraferma attrae i lavoratori oramai stanchi, professionisti prima traditi e poi abbandonati dai loro stessi comandanti.

La debolezza prevale e contro la volontà del marinaio, leader fino a ieri, la nave inverte la rotta e dirige le esili speranze verso l’apparente salvezza.

«Vogliamo vedere quali opportunità offre quest’isola», «meglio un pezzo di deserto che il buio e la tempesta», «se continuiamo, affonderemo», urlano dal ponte dell’imbarcazione ridotto ad un’assemblea pubblica.

Il fedele marinaio, emarginato dal gruppo e prigioniero nella sua cabina, riflette.
Perché i suoi colleghi credono alle illusorie promesse provenienti dai ricchi uffici del nord? Fingono di poter ancora scegliere quale futuro costruire oppure sono rassegnati per un destino segnato?

fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza

Inferno – Canto XXVI

L’uomo, amareggiato, cerca le risposte nella Storia perché il tempo scorre, la scienza si evolve ma la debolezza dell’animo umano è la medesima nei secoli.

Legge e rilegge il canto XXVI dell’Inferno, tra le righe della Divina Commedia trova le parole per incoraggiare i suoi compagni di viaggio a non perdersi d’animo e a proseguire la rotta …

“O frati”, dissi “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia

de’ nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.

Scrive delle brevi note su un fogli di carta che fa scivolare sotto la porta della sua cabina-prigione.

“O fratelli”, dissi, “che avete raggiunto l’estremità occidentale in mezzo a centomila pericoli, in questo poco tempo di vita sensibile che ancora ci rimane, non vogliate negare la conoscenza seguendo la direzione del sole della parte del mondo disabitato.
Riflettete sulla vostra origine: non siete stati creati per vivere come delle bestie ma per conseguire virtù morale ed estendere il vostro sapere”.
Con questo breve discorso resi i miei compagni così desiderosi di mettersi in viaggio che a stento dopo sarei riuscito a fermarli; e rivolta verso Oriente la poppa della nostra nave, trasformammo i remi in ali per quella folle impresa …

Il fedele marinaio crede nel coraggio, nel rischio e nella sete di conoscenza perché in ogni uomo vive un piccolo, grande Ulisse.

Napoli, quel magnifico mosaico di via Salvator Rosa

Il murales di Salvator Rosa

Il murales a via Salvator Rosa (nei pressi dell’omonima stazione della metropolitana napoletana) sovrasta la parete del palazzo.

Quante volte l’ho osservato con curiosità?

Scruto e cerco di carpire il messaggio: una maestosa divinità femminile seminuda con un piccolo omuncolo come cappello.
Quale misterioso significato cela?
L’arte non va spiegata razionalmente, mi basta recepire l’emozione che suscita il quadro.

L’autore: Ernesto Tatafiore

Pensavo ad un’opera di importanza minore, invece, dopo la pubblicazione della foto nella simpatica e preparata community di Google+ Napoli image Naples, dai commenti degli utenti scopro che trattasi di un mosaico in vetricolor realizzato nel 2000 dell’artista Ernesto Tatafiore.

Viva il web, viva la cultura.
A voi lo scatto.

Salvator Rosa, Napoli: mosaico di Ernesto Tatafiore


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Centro Direzionale di Napoli: il grande intruso [FOTO]

Il Vesuvio

A Napoli abbiamo due giganti, uno naturale e l’altro costruito dall’uomo.
Il primo è famoso in tutto il mondo e si identifica – da sempre – con la stessa città.
E’ lo sfondo delle cartoline napoletane, ha scritto la storia ed è la star più fotografata dai turisti (e non).

Il Centro Direzionale

Il secondo è meno celebre, non compare nei set cinematografici, è privo di bellezze naturali ed è un concentrato di uffici e negozi.
La sua storia è più recente: nasce nel 1995 per opera di un architetto giapponese e rappresenta «il più esteso e imponente agglomerato urbano di grattacieli italiani e dell’Europa meridionale» (fonte), il quartiere (ai piedi del Vesuvio) che agglomera le sedi di aziende ed imprese (di diversi settori e grandezza).

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La foto

La foto l’ho scattata dal corso Vittorio Emanuele e ritrae il golfo di Napoli ed i due giganti.
Trovate voi l’intruso.

Centro Direzionale di Napoli, il grande intruso


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Il parco archeologico di Baia in un minuto [VIDEO]

Le foto

Ho immortalato le più belle immagini della giornata FAI dello scorso 28 marzo nel post Weekend FAI, il Parco archeologico di Baia [FOTO].

Ma detto tra noi, la mia passione resta la videocamera.
Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione, il luogo incantevole ed i panorami mozzafiato meritano un videoclip su YouTube.

Il parco archeologico di Baia in un minuto

Il video

Un minuto per raccontare due ore di visita al parco, una passeggiata tra monumenti e antiche storie con i giovani studenti di una scuola limitrofa a farci da guida.
La colonna sonora è dei Napoli Jazz Sound, a voi le immagini.


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Matilde Serao e quell’appello del 1884 (ancora attuale)

Matilde Serao, la denuncia del 1884

E’ impressionante leggere «Il ventre di Napoli» scritto da Matilde Serao nel 1884 e scoprire come, dopo più di cento anni, Napoli non sia cambiata di molto.

Allora la pionieristica giornalista e direttore de “Il Mattino” con una inchiesta scritta nel periodo successivo al colera che colpì la città, denunciava l’assenza delle istituzioni ed il degrado nel quale vivevano i suoi concittadini.

La Serao, prima che i nove articoli pubblicati con grande successo e risonanza su tutti i giornali del tempo diventassero un libro, chiese ed ottenne soltanto che alle nove puntate, diventate capitoli, fosse aggiunto il seguente Commiato.

Le potremmo usare ancora oggi, purtroppo.

«qui finisce questo breve studio di verità e di dolore. Esso è troppo piccolo per contenere tutta la grande verità della miseria napoletana: troppo piccolo, sia permesso dirlo, per contenere l’umile e forte amore di un cuore napoletano. Opera incompleta di cronista, non di scrittore, uscito come un grido dall’anima, valga come ricordo, valga come preghiera.
Serva per pregare chi può, per ricordare a chi deve: non abbandonate Napoli, ora che il colera è finito. Non la abbandonate di nuovo, presi dalla politica e dagli affari, non lasciate che agonizzi di nuovo questo paese che tutti dobbiamo amare.
Fra le belle e le buone città d’Italia, Napoli è la più gentilmente bella, la più profondamente buona. Non la lasciate povera, sporca, ignorante, senza lavoro, senza soccorso: non distruggete, in lei la poesia d’Italia.»
Matilde Serao, (1884)

Matilde Serao, Il ventre di Napoli (1884)


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Weekend FAI, il Parco archeologico di Baia [FOTO]

Weekend FAI, visito il Parco Archeologico di Baia, nel cuore della meravigliosa (e trafugata) zona flegrea.

Le giovani guide – studenti di una scuola della zona – spiegano il fico cresciuto all’incontrario, una pianta con le radici attecchite nella volta del tempio e la crescita verso il basso.
Uno strabiliante scherzo della natura, la star del parco, la più fotografata.

Parco Archeologico di Baia, il fico cresciuto all'incontrario

La visita continua, ascolto con attenzione le mille storie legate ai monumenti, ville, mosaici e reperti.
L’intero sito appare come una lussuosa area dove gli aristocratici romani si rilassavano tra bagni termali e riflessioni scrutando gli incantevoli panorami.
La sapevano lunga questi antichi …

Fotografo e riprendo entusiasta.
A voi i miei scatti-ricordo.

PS: qualche giorno dopo la creazione di questo post, ho pubblicato anche il video
[nggallery id=19]

Giacomo Leopardi, emozione digitale

Giacomo Leopardi, il manoscritto 

L’Infinito di Giacomo Leopardi, scritto originale conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli: rileggerlo con la grafia del poeta, emoziona.

L'infinito di Giacomo Leopardi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli


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Castel dell’Ovo, la star del lungomare di Napoli

Castel dell’Ovo, la sentinella del lungomare

Se passeggi sul lungomare di Napoli, è impossibile resistere alla tentazione: smartphone alla mano, inquadri il vecchio VIP, stai attento alla posizione del sole, osservi il mare e scatti.

L’antica sentinella entra di diritto tra le star più fotografate dai turisti, dagli stessi napoletani e visitatori da ogni angolo del mondo (per le sue dimensioni e fermezza, viene consigliato anche per un veloce selfie).

Se la fotografia non è la materia nella quale eccelli, non ti preoccupare.
Il fascino naturale della maestoso avamposto, i colori azzurri delle onde di Mergellina, la luce accecante sopperiscono alla inesperienza dell’autore e alla deficienza del dispositivo.

Eppure, nonostante sia un soggetto inflazionato, come tutte le bellezze risulta diverso ed attraente in ogni fotografia.

Non c’è dubbio: il il Castel dell’Ovo è proprio fotogenico.
(segue lo scatto dello scrivente)

Castel dell'Ovo, la star del lungomare di Napoli

Napoli, ed un pallone finì sull’antico ponte romano

Come é giunto un pallone (in particolare, il sempiterno Super Santos) su un antico reperto romano a via Salvator Rosa nei pressi della stazione della metropolitana?
Conseguenze di una partita di calcio con troppo agonismo?

‘accordo, non siamo a Stoccolma ma il mistero napoletano resta.

Napoli, un pallone sul monumento

Carnevale tra i vicoli di Napoli

Napoli, Carnevale tra i vicoli

Montesanto, Napoli

Se il reperto romano di Napoli fosse a Stoccolma?

Quante città presentano reperti romani in mostra per strada?

E’ la domanda che mi pongo ogni volta che attraverso via Salvator Rosa, nei pressi della omonima stazione della metropolitana di Napoli.
Credo davvero poche godono delle risorse artistiche del capoluogo campano (e dintorni).
Monumenti posti agli ingressi – e all’interno – delle stazioni, il biglietto di benvenuto di una città d’arte che si rispetti.

Poi, passato lo stupore per la visione dei resti di un antico ponte romano risalente ad un’altra epoca subentra la seconda, sconfortante domanda:

quante città non valorizzano i propri monumenti?

 

Napoli ed il reperto romano abbandonato

Purtroppo, anche questo quesito presenta la medesima risposta: sono poche le città nel mondo capace di trascurare i propri siti archeologici come noi napoletani (o forse, italiani?).

Basta osservare il monumento di Salvator Rosa: circondato dall’incuria, resiste alle intemperie ed alle pallonate dei ragazzi impegnati in estenuanti partite di calcio davanti la metropolitana.

Tra avanzi di pizze e bottiglie di birre, l’arco romano sembra chiedersi: ma che ci faccio quì abbandonato al mio crudele destino?

E se fosse stato costruito a Stoccolma?

Vivrebbe al calduccio protetto in un elegante (e costoso) museo visitato da migliaia di turisti con audio-guida, sala filmati per minuziose spiegazioni, prenotazioni on-line con sconto comitive e marketing sull’antica Roma.

Sono sicuro che se potesse esprimersi, l’antico monumento romano di via Salvator Rosa chiederebbe asilo politico alla Norvegia.


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