Rocky V, papà distratto
Tra un Apollo Creed prima avversario, poi amico-allenatore ed un reganiano «ti spiezzo in due», mi era sfuggito il Rocky-genitore-distratto.
Colmo la lacuna: becco Rocky V nello zapping serale mentre fuori impazza la tempesta.
Vento e pioggia, meteo perfetto per godersi un film dopo cena.
La stanchezza avanza, cerco trasmissioni leggere per non cadere tra le braccia di Morfeo nei successivi nove minuti.
Riconosco subito la musica, le note di Gonna fly now mi inchiodano sul divano.
Getto il telecomando, salgo sul ring ed all’ultimo fotogramma sono ancora arzillo.
Rocky V, l’ultima battaglia (da genitore)
Il regista indugia sugli occhi della tigre, lo sguardo cruento, la voce profonda di Ferruccio Amendola imprime la scena nella memoria.
Il vecchio, indomito Rocky combatte l’ultimo match contro Tommy Gunn, l’allievo traditore.
Per riconquistare il rapporto col figlio, trascurato per allenare il giovane boxer e rivivere, attraverso le vittorie del suo pupillo, la gloria passata.
Scena cult1: «Il mio ring è la strada»
Rocky accetta la sfida.
Non sul ring – come vorrebbe lo show business per speculare sul Campione mai dimenticato (anche se, il nostro eroe non naviga nell’oro).
Per strada, dove tutto è iniziato.
Il Rocky-papà vincerà la battaglia più importante?
Riconquistare la stima del figlio per essere un genitore attento e presente?
Scena cult2: «Toccami e ti denuncio»
Altra scena cult: il colpo del KO al «mostro».
Non può bastare una semplice minaccia di querela per fermare lo Stallone Italiano.
Un fendente ben assestato e la sanguisuga vola al tappeto.
Segue standing ovation del quartiere con benedizione del parroco, la sete di giustizia del pubblico è appagata.
Il provocatore è servito.
E’ proprio vero: il genitore è il mestiere più difficile del mondo.
Anche per Rocky Balboa 🙂