La leggenda di Renato Caccioppoli
All’Università Federico II circolava una leggenda su Renato Caccioppoli, il matematico napoletano riferimento per ogni studente con aspirazioni da genio.
L’allora professore di Analisi, tra il serio ed il faceto, nell’ultima lezione di fine corso e prima delle imminenti temute verifiche, ad un’aula di matricole sognanti (ed io sedevo tra quei banchi) raccontò un divertente aneddoto sull’irascibilità del mitico accademico: «durante una seduta di esami, Caccioppoli infastidito dall’ignoranza della studentessa, boccia la giovane allieva per l’ennesima volta e con modi bruschi l’invita ad abbandonare gli studi. La ragazza umiliata si difende con passione: “professore, ma io amo la Matematica!” ribatte convinta.
E lui: “il suo è un amore non corrisposto” sentenzia con disprezzo».
Quando il sentimento non è corrisposto
Non sapremo mai se questa storia corrisponde al vero ma sintetizza al meglio le difficoltà con le quali un innamorato deve scontrarsi se i sentimenti non sono reciproci.
E’ la stessa sensazione che ho provato io quest’estate in montagna.
Non basta la buona volontà
Io ce l’ho messa tutta: mi son fatto crescere la barba stile Reinhold Messner, armato di bastone ho passeggiato lungo i sentieri tortuosi salutando chiunque incontrassi, ho bevuto acqua gelida che zampillava direttamente dalle fonti pure, ho mangiato carne di cinghiale, salami e formaggi di ogni genere, ho bevuto grappa nelle baite isolate in compagnia di vecchi pastori, ho piantato la bandiera su vette selvagge mentre impazzava il temporale, ho avvistato camosci e attraversato gole profonde ascoltando il vento, ho cercato i segreti dei boschi nella fitta e lussureggiante vegetazione, ho corso sotto la pioggia per carpire l’equilibrio trasmesso dalla natura, ho respirato profondamente per inalare energia nuova … ma nulla, la scintilla non è scattata.
E così, nonostante tutto il mio impegno, l’amore non è sbocciato: la montagna resta un ambiente ostile, un luogo che mi respinge.
Scatti dalla montagna
Ora non mi resta che allegare l’album dei ricordi del mio viaggio tra Campo di Giove, Pescocostanzo e Palena: dopo sette giorni di lotte intestine tra passione e razionalità, scendo a valle.
Addio monti dell’Abruzzo, torno a zero metri sul livello del mare.