Dicembre 2017, spunta il pneumatico incivile
L’osservo da oltre tre mesi.
Ogni giorno, nel tragitto casa-lavoro, dalla sella della mia e-bike studio l’evoluzione del pneumatico incivile abbandonato al centro della pista ciclabile immaginaria di corso Malta, a poche centinaia di metri dal Centro Direzionale di Napoli.
Lo ricordo come se fosse oggi: comparve in un freddo giorno di metà dicembre (2017), da allora vive indisturbato vicino al marciapiede.
Eppure, ad un occhio attento, non sfugge il dettaglio: la strada risulta pulita, segno che viene spazzata ed i rifiuti «normali» raccolti in un mucchietto a far compagnia al pneumatico incivile.
Dunque: perché il piccolo «mostro» nero non viene rimosso?
Pneumatico, a chi tocca raccoglierlo?
A chi tocca rimuovere il pneumatico incivile?
La domanda – seppur ovvia – ricade nella sfera della burocrazia malata.
Mi ricorda la questione della fontana pubblica che perdeva acqua.
Una serata trascorsa al telefono per capire a chi toccasse intervenire: non è compito dei Vigili del Fuoco, all’ABC Napoli non compete perché la fontana è in un parco pubblico, non tocca nemmeno ai giardinieri, al Comune mi rimandano ai Vigili Urbani.
Finché un Vigile volenteroso si adopera e la questione si risolve.
Pneumatico incivile, come finirà?
Il pneumatico incivile è vittima della burocrazia malata.
Gli operatori ecologici spazzano lungo il marciapiede ma non raccolgono il rifiuto speciale.
Gli altri impiegati dell’ASIA Napoli non intervengono, non rientra nei loro (specifici) compiti.
Nel mentre, le intemperie provvedono e il pneumatico incivile, piano piano, si consuma.
Ma il «mostro» è duro a morire e la sua presenza inceppa il gigantesco (e milionario) ingranaggio della raccolta dei rifiuti.
Resterà lungo la pista ciclabile immaginaria di corso Malta, a poche centinaia di metri dal Centro Direzionale, finché un operatore ecologico, armato di buona volontà, con un gesto rivoluzionario, lo preleverà.
Ancora una volta, il rimedio contro la lacuna organizzativa, dipenderà dalla volontà del singolo.